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lunedì 27 luglio 2009

Londra contro l'Italia per Blair

E' la candidatura berlusconiana di Blair alla presidenza della commissione europea all'origine del grido di guerra britannico contro Berlusconi stesso e contro l'Italia. E' questa la convinzione maturata dalla Farnesina, dopo il monitoraggio determinato dalla virulenza e la durata della campagna britannica antitaliana - dal gossip alle banche, alla moralità pubblica, e alla legittimità della presenza dell'Italia negli affari internazionali. Il fenomeno era stato in un primo momento sottovalutato, attribuito alla tecnica dello scandalo scaccia crisi, e la Gran Bretagna ne aveva e ne ha di acute, dalla caduta dei redditi a quella ormai palese della moralità pubblica, per i rimborsi non dovuti, oltre che alla peste suina dopo la mucca pazza. In questa chiave si è pensato che un intervento di Frattini alla Bbc bastasse ad appianare l'onda. Ma la persistenza e l'acutezza dell'antitalianismo ha convinto il nostro ministero degli Esteri che l'animosità ha ragione più stabili.
Si è pensato in un primo momento che la polemica nascesse da un riflesso interno, dal passaggio probabile del paese dopo dodici anni di laburismo ai conservatori: che si attaccasse il governo italiano per indebolire i tories. Ma la violentissima discesa in campo del "Daily Telegraph", giornale conservatore, che fa tabula rasa di Berlusconi e di tutta l'Italia, accomunati in Al Capone, il gangster per eccellenza, ha fatto capire che la campagna è più insidiosa: interna, ma in altro senso, per toccare un nervo più scoperto che non l'alternarsi dei governi. La candidatura di Blair alla presidenza dell'Unione europea sembra in questa chiave la causa vera dell'ira. Blair è considerato un traditore da molti in Gran Bretagna per essersi fatto cattolico. E un opportunista: sono in molti a dire che la conversione è finalizzata alla candidatura europea. Molti più inglesi del resto non vogliono Blair a Bruxelles perché non vogliono l'Europa: la Farnesina è certa di questo. Non si tratta solo di una generica diffidenza verso un esecutivo extranazionale e burocratico - per il quale invece i britannici si sono mostrati fra i più portati rispetto alle altre nazionalità europee. E' un ritorno di fiamma isolazionista, dell'isola che troppo a lungo si è sentita al di fuori, e al di sopra, dell'Europa. Soprattutto nella sua parte inglese, londinese.

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