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giovedì 21 gennaio 2010

Perché Berlusconi non fa ridere

Non c’è satira, si dice ed è vero. Mentre non ci sono mai stati tanti comici in tv, anche seri. Non s’è mai fatta tanta satira e tanto cabaret. La verità vera è che tanta satira non fa ridere. E non fa ridere perché ha un solo soggetto, Berlusconi. Un soggetto che non “attacca”.
Perché il popolo italiano è subordinato? Lo si diceva una volta, quando si parlava di piccola borghesia e incomunicabilità. Ma nelle cronache l’antico spiritaccio è sempre all’opera, non ci sono santi. È che la satira vuole un soggetto solido. Qualcuno che nell’immaginario, e nell’intimo dello stesso caricaturista, sia sentito, sia pure oscuramente, criticamente, con rabbia, come qualcuno che ha qualcosa in più. Il satirico deve sentirsi sempre da meno del soggetto che ridicolizza. Altrimenti gli si sovrappone, e non fa che l’elogio di se stesso, “quanto sono bravo!” (intelligente, progressista, democratico, virtuoso, generoso, anche meglio di Cruijff e Beckenbauer, e perfino di Maradona), e di questo non frega niente a nessuno.
Berlusconi è ormai una biblioteca e un genere letterario. Ci sono da quindici anni costantemente in libreria più libri su di lui che nuovi gialli, il genere editoriale di maggior successo. Sono libri su tutti i delitti possibili, che Berlusconi ha commesso o potrebbe aver commesso – ma più su questi, l’uomo serve vivo. Mancavano quelli sessuali, ora ci sono anche quelli – scopare è un delitto in libreria. Manca l’assassinio, ma non mancherà. Alcuni vorrebbero far ridere: le barzellette di Berlusconi, le gaffes di Berlusconi, etc. E tuttavia Berlusconi è sempre lì, preso sul serio, e noi non ci divertiamo. Perché siamo troppo intelligenti, più intelligenti di lui.
È così che si ride di Berlusconi con Berlsuconi, basta e avanza con se stesso: grande soggetto di satira, ma se la fa da sé a se stesso. Si può dire infettivo, ha caricaturisti presi dalla loro autoconsiderazione. Camuffata solitamente da formule resistenziali, ciò che aggrava l’egomania con la stupidità, l’indifferenza alla realtà che è del terrorismo italiano. Ma non si ride con loro, se non il pubblico di “Annozero”, che si compiace di guardarsi in tv, pagato. E questa è la seconda verità di questa stagione infertile: fare la caricatura di qualcuno o qualcosa che si considera morto è una forma di suicidio, a meno che non sia patrocinata dallo Stato. In questo caso resta viva ma è fredda, come la risata del boia.

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