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lunedì 12 aprile 2010

Il Lego felice di Umberto Eco

Dice Aristotele che l’intreccio fa aggio sulla psicologia e lo stile. E ha ragione: la psicologia non ha tipi né caratteriste non a fini classificatori, è inutile voler squadrare i personaggi. Ma lo stile no, il plot è lo stile, quasi sempre. Un incidente d’auto può essere più drammatico di una strage, se è “meglio” rappresentato. Lo stile è la verità dell’evento. Le regole dell’intreccio sono che non ci sono regole.
Eco, che l’Aristotele dell’intreccio mette a nume della sua raccolta di scritti, fa poi di tutto per sconfessarlo. Ma inavvertitamente, è vero: per l’inconsistenza della semiologia e della sociologia in letteratura se non ancillari allo stile. Eco “migliora” molto la lettura noiosa di Eugène Sue, e lui stesso è, per questa ambiguità, lettura gradevole. Fantasioso edificatore del nulla, giusto per la felicità dei giochi di costruzione – di quelli con qualche incastro, del tipo Lego. Giochi però datati: Eco vi dice spesso le barzellette, che ora sono proibite, essendo fasciste.
Non ci si può non divertire con Eco. che però ha deciso di fare l’opportunista, e ora si paga, cioè non si paga più. Non si sa più se ridere ai saggi costruiti su due righe di appunti di Gramsci. Il saggio più famoso e di cui Eo sembra orgoglioso, “Le strutture narrative in Fleming”, insomma di James Bond, è semplicemente inutile, anche se volteggia sul vuoto (che poi sarebbeero le struttura narrative dei film, tutt’altra cosa evidentemente dai libri di Fleming). Si può anche dirla così: Eco, studioso di san Tommaso e dell'aristotelica scolastica, ha ripescato la logica, con le incrostazioni strutturalistiche e formalistiche, addolcendola con la riproprosizione, allora sorprendete, cinquant'anni fa, delle figure retoriche e della stilistica.
Alla fine semiologia e sociologia saranno state altre forme della narrazione, come la filologia, l’archelogia, la storia eccetera. Che “La capanna dello zio Tom” appaia contemporaneamente a “Moby Dick” non significa nulla, ma è un cameo divertente. E chi è Tortel? Il lettore è lasciato libero di scoprirlo. In questi scritti sul romanzo d’appendice, sulla traccia di un appunto di Gramsci, e di Marx, “La sacra famiglia”, Eco anticipa il revival del romanzo d’appendice, che tenterà personalmente a partire da “Il nome della rosa", nelle versioni gotica, storica, di avventure, di viaggio.
Umberto Eco, Il superuomo di massa

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