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martedì 13 aprile 2010

La perfida Albione contro l'Italia

Dopo avere attaccato l’Italia con le puttane, l’attaccano ora con lo spionaggio. Due manovre inverosimili, e inconcludenti, tali da denunciare una mano sicura: i servizi segreti britannici. Che sempre si distinguono per atti, a loro avviso, “sportivi”, dimostrativi cioè e non cattivi, cruenti. Contro l’Italia un nuovo gesto dimostrativo “sportivo” era preparato da tempo, soprattutto attraverso il “Times” e il “Sunday Times”, i giornali di Murdoch. Per tre motivi: i successi dei servizi italiani nella liberazione degli ostaggi, specie dei giornalisti; i successi dei servizi italiani nel tenere buona la regione di Herat, a controllo militare italiano (e quella ristretta di Sorobi a Est di Kabul, che hanno gestito a rotazione prima dei francesi); la candidatura di Berlusconi a fedelissimo di Washington in Afghanistan e in ogni scacchiere, a detrimento della relazione speciale americana con Londra.
Non cessavano di stupire la scorsa estate le pagine e doppie pagine dei più importanti giornali britannici sulle sregolatezze di Berlusconi, “Times”, “Sunday Times”, “Observer”, “Guardian”, “Independent”. Stupivano soprattutto i lettori britannici, ai quali di Berlusconi non può fregare di meno, non avendo nell’arcipelago nessun appeal. Coronate dai servizi velenosi dei corrispondenti romani del “Financial Times” e dell’“Economist”, che se non altro avevano la foglia di fico di preparare l’attacco al debito pubblico italiano, diligentemente poi sventato da Tremonti.
Più precisi sono diventati nei due ultimi mesi gli agenti inglesi in Afghanistan. Dove ancora non si sa come abbia fatto un terrorista a individuare e uccidere il superagente italiano in albergo a Kabul due mesi fa. Mentre i grandi giornali accusavano l’Italia di pagare i terroristi, e anche i sunniti, per tenere gli interessi italiani al riparo da attacchi. Che non è possibile, ma è quello che gli inglesi hanno detto e scritto. E hanno fatto dire ai servizi francesi, che invece non hanno detto niente.
L’obiettivo è anch’esso, peraltro, inconcludente: giusto esternare l’invidia britannica. I tre operatori di Emergency non potranno che essere liberati. Incolumi. E senza riscatto. Né l’ospedale locale di Emergency potrà essere chiuso: uno dei tanti errori britannici è stato di affidare formalmente l’operazione al governatorato di Helmand, e il governatorato ha bisogno dell’ospedale. I britannici vorrebbero la struttura chiusa per l’offensiva sulla regione di Helmand che si prepara per le prossime setimane. Che sembra irragionevole, avere un ospedale in meno durante una battaglia. Questo perché Gino Strada fa un uso militante della sua organizzazione, e già in passto più volte ha accusato gli anglo-canadesi di ostacolare l'afflusso dei feriti. Ma è dubbio che il governo afghano possa accedere a questa richiesta.

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