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martedì 11 maggio 2010

Non piacciono a Maroni le informative

Chi tradisce, gli investigatori o i giudici? Il ministro dell’Interno Maroni lo sa, ma non lo dice, e forse novità sono da attendersi negli alti gradi delle forze dell’ordine. L’utilizzo disinvolto di una serie di informative investigative (note di servizio, informative dei Ros, informative della Dia, informative dell'ex Ufficio I della Guardia di Finanza) ha indotto in un primo momento il governo a dubitare delle Procure fiorentina e perugina, nel quadro della sua guerra con le toghe. Ma l’uscita di bugie di breve portata negli ultimi dieci giorni, in direzione di alcuni cronisti di alcuni giornali, ha portato a dubitare che non esista un mercato delle informative. Delle notizia di reato che i carabinieri collazionano prima ancora di qualsiasi verifica. E che escono dosate, mediamente ogni due-tre giorni per creare scandalo, dalla terza settimana dopo il trionfo elettorale della destra. Senza essere agli atti di procedimenti giudiziari.
Il caso di maggior rilievo è l’informativa dei Ros, pubblicata con grande evidenza, che Bondi ha assegnato la direzione dei lavori di ristrutturazione agli Uffizi a un parrucchiere siciliano. Che ha un fratello legato alla mafia. Mentre nulla era vero: Bondi non ha assegnato l’incarico, il siciliano che ha avuto l’incarico (non da Bondi), l’ha rifiutato, è un ingegnere e non un parrucchiere, e suo fratello è un architetto che non ha nessuna ditta. I primi dubbi sulla fonte di queste indiscrezioni erano stati sollevati dalle intercettazioni molto selettive diffuse da Firenze su Bertolaso. E dalla contemporanea diversione dell’attenzione sullo scandalo di Castello nella stessa Firenze, dalla giunta Domenici a Verdini, il coordinatore del Pdl, e al suo amico Riccardo Fusi – che invece nello scandalo ha avuto già ragione, sia in tribunale che in appello.
C'è insomma un mercato illegale di queste informative? La diffusione proditoria delle informative infondate potrebbe rientrare nelle guerre burocratiche. Resta da accertare soprattutto se la manina è una, o se sono più di una. La manina unica porta a Gianni De Gennaro, che non ha buona fama nel partito di Berlusconi - Lino Jannuzzi ne scrive cose atroci: lo fa l’organizzatore dei soliti “venticinque pentiti”, non uno di più non uno di meno, che sempre si ritrovano ad accusare l’obiettivo nel mirino, da Mancini a Andreotti e Contrada. Ma l'ipotesi cozza contro la fiducia che la Lega ha sempre avuto nel superprefetto calabrese. La strada è ora aperta per la nomina a comandante dei carabinieri di un ufficiale della stessa arma, e anche questo turba alcuni equilibri. Maroni ha però chiesto una relazione dettagliata sui fatti.

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