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martedì 23 novembre 2010

Milano chiama, Napoli risponde

Dovendo ragionare, è stupefacente che Napoli si presti a imbordellire tutto: la politica, le donne, le donne in politica, la spazzatura, la giustizia. Sarà la sua natura, appare evidente che non sa essere altrimenti. Quand’è che abbiamo avuto una buona notizia da Napoli? La Carfagna che fa cinque o sei anni di clausura, accollata, senza curve, sempre politicamente corretta, perfino senza tacchi, per poi lanciarsi dal balcone contro la Mussolini (che tra l’altro non c’entra coi termovalorizzatori, se debbano essere provinciali o comunali, che in teoria è la materia del contendere) dice che quella è la natura. Nulla di che: due comari che, come si sono tirate i capelli in pubblico inguriandosi, domani si baceranno e abbracceranno, con la stessa superficialità. Ma è stupefacente che Napoli lo faccia a buon mercato, anzi senza corrispettivo.
Che sarebbe una buona cosa: il napoletano impetuoso, prodigale, perfino generoso, fa quello che più gli aggrada e non per tornaconto. Se non che questa Napoli fa da sparring partnerall’Italia milanese che ci governa da vent’anni, che volentieri monta e anzi incita il cavallo imbizzarrito del Golfo. Al partito del non governo, di editori-e-banchieri. Al leghismo, che non potrà che essere legittimamente preoccupato del contagio. Al provvido Berlusconi, che così evita di fare le cose che ormai da vent’anni aspettano di essere fatte. Agli affarucci: Emma Marcegagla va dal giudice napoletano Woodcock e d’improvviso, per miracolo, le indiscrezioni sui problemi di famiglia cessano. Napoli suona come un’eco, certo chiassosa, sporca, un po' volgare anche, commaresca, in un chiama-e-rispondi costante.
Napoli sempre si conferma la testa di turco di ogni nemico sfruttatore del Sud. Sono ormai centocinquant’anni, o centossesanta, che non è più capitale, ma sta sempre lì a occupare gli spazi: sta ‘n coppa, come le piace dire, e riversa sul Sud la sua infinita immarcescibile ignominia.

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