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martedì 27 settembre 2011

I vescovi escort

Berlusconi sì, Berlusconi no, il cardinale Bagnasco si è adeguato anche lui, e ha posto ai vescovi italiani alla conferenza annuale il quesito. Optando per il no, che è comprensibile, e forse tardivo. Ma dimenticando, nella requisitoria che ha pronunciato contro la corruzione, il ruolo di primo piano e sempre risolutivo, meglio del partito Democratico alla periferia di Milano e nelle regioni “rosse”, del vicariato a Roma, dell’arcivescovado a Milano e di Propaganda Fide nell’immobiliare e negli appalti. Nonché, nel grido di dolore contro l’evasione fiscale, il peso della chiesa, il più grande evasore d’Italia.
Un confessore, se ancora ce ne fossero, scoprirebbe che le lusinghe del vedettariato, come si diceva una volta, delle fanciulle in fiore poi via via chiamate attricette, veline, e infine escort, fanno contagio. Cosa non si farebbe per un titolo o una foto in evidenza, un applauso, un passaggio in televisione? Analoga anche la morale, tutta puntata sul letto. Col ridicolo che le escort sono più etiche del cardinale - il sesso non è un delitto e non è un peccato, non tra adulti consenzienti, lo è impicciarsene. Mentre è peccato la speculazione che il cardinale trascura e di cui i vescovi sono protagonisti: quanti conventi, giardini, palazzi, anche chiese non cedono “chiavi in mano”, licenze e protezioni incluse cioè per l’edificazione intensiva, in alto e in superficie? Peccato grave, contro gli altri, la società, l’ambiente, il retto vivere.
Il problema – il fatto – di questi anni è l’imbarbarimento dell’Europa, tra buoni cattivi, tra Nord e Su, e il suo declassamento, che promettono un’impensabile povertà. Siamo a un a dine di civiltà (di applicazione, di qualità, di giustizia) ma i cardinali non lo sanno, non se ne occupano. Ma anche a voler restare alla questione morale, la corruzione viene in Italia certamente al primo posto, di molti vescovi e istituzioni della chiesa.
Bagnasco ha dimenticato anche la giustizia, lo scandalo degli scandali. Che offusca ogni capacità di giudizio e tiene coatta la libertà, di opinione, di voto. E si sa che cosa questo significa: tenersi buone le Procure e i carabinieri, che sanno troppe cose.

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