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giovedì 29 settembre 2011

Il viaggio di Céline umorista comunista

Si legge come se fosse nuovo, anche quello che è stato detto e ridetto, e questo dice tutto. Nei ritagli di tempo, di getto, sulle questioni non proprio appassionanti degli anticipi e delle recensioni, Céline sa imbastire una corrispondenza d’autore, di lettura sempre in qualche modo interessante. La resa emotiva. La musica in prosa. La persecuzione e il complotto. L’antisemitismo. Il collaborazionismo. E gli ebrei. Compreso Ben Gurion. Con una facilità sorprendente. Che aderisce, si capisce infine, al carattere. Scherzoso, Sollers non manca di rilevarlo nella presentazione simpatetica, che risale a vent’anni fa, alla prima edizione della raccolta. E con una aisance da establishment, all’opposto dell’immagine dominante.
Céline è sempre quello torvo, incattivito, vendicativo della tradizione a lui ostile – e della figurazione che lui stesso ha di sé nella seconda parte della sua vita. Mentre era ben presente, e attivo: dopo il “Viaggio” il più e il meglio lo ha scritto nei dieci anni tra la (parziale) riabilitazione e la morte. E lucido, sotto le ironie. La spiegazione dell’antisemitismo che dà a Paulhan sarà di comodo, ma è anche una parte della verità – così come lo è l’antigermanesimo di fondo di un volontario della prima guerra, invalido al 75 per cento: i libelli anticomunisti e antisemiti intesi a scongiurare la guerra.
La raccolta è la stessa del 1991, con qualche lettera poco interessante in meno, e qualcuna più interessante in più, riedita da Pascal Fouché, il bibliografo dello scrittore. Si apre con la scheda del “Viaggio al termine della notte”, che Gallimard ha richiesto e di cui Céline si dice incapace: “Si tratta di una maniera di sinfonia letteraria, emotiva, piuttosto che di un vero romanzo… La storia è insieme complessa e semplice. Appartiene anche al genere opera. Una specie di affresco del populismo lirico, del comunismo con un’anima, ribaldo dunque, vivo” (cui il curatore fa seguire in nota la scheda del comitato di lettura di Gallimard: “Romanzo comunista contenente episodi di guerra molto ben raccontati”). Oggi la raccolta è anche un colpo al cuore, per l’estrema libertà che indirettamente testimonia, di Gallimard, Paulhan e poi Nimier dopo la guerra in Francia, nella “formidabile partita tra un uomo solo e praticamente tutto il mondo” (Sollers), mentre il conformismo dilaga imperturbato in Italia dopo quasi settant’anni.
Céline, Lettres à la N.R.F., Folio, pp. 251€ 6

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