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mercoledì 14 settembre 2011

L’Europa al deliquio

Non c’è bisogno di andare sulla Luna, guardando il mondo dal rifugio in val di Funes, o in barca a Vulcano, prodigio di bellezze naturali ancora non distrutte, senza i giornali e senza il chiacchiericcio all news, è in un’Europa insensata che si ha le netta sensazione di stare. Il posto più ricco del mondo, con la metà, o tre quarti del patrimonio culturale dell’umanità (di quale umanità?), e una religione, la cristianità, che ha rivoluzionato il mondo, si è data un presidente, van Rompuy, che nessuno sa chi sia, cosa ha fatto, e se esista realmente, il nome stesso è in dubbio. Ha montato una burocrazia di falliti in casa: Bruxelles è un posto da ripescati, che si divertono, molto ben pagati e irresponsabili, a silurare questo e quello, l’olandese l’Italia, il tedesco la Grecia, e il greco la Finlandia. E la politica estera e di difesa ha affidato a una baronessa Ashton che sa, poco bene, solo l’inglese, giusto per commentare il tempo. Fa una guerra di centocinquant’anni fa alla Libia, compatita dai grandi veri della terra, che magari sorridendo le danno una mano. Dice che vuole difendere la sua moneta, l’euro, e ogni giorno tenta d’affossarla con improvvide dichiarazioni. Per stupidità più che per corruzione o collusione. Questo si fa infatti a opera della Germania, che al solito tenta di ascendere fra i grandi dell’universo, e non potendo distruggere altro punta sulla moneta.
Oppure no. La cattiva gestione europea del duo Merkel-Sarkozy sembra più incapacità personale che malafede nazionale. Forse: Sarkozy ha più volte dimostrato mancanza radicale di scrupoli, dalla politica matrimoniale a quella libica. Mentre Merkel, che pure qualche segno di capacità l’aveva dato, sta regolarmente perdendo da qualche tempo tutte le elezioni. È anche impensabile che una politica di rinvii su ogni decisione pro-euro non alimenti la speculazione - impossibile che solo il duo non lo sappia.
L’Italia si crogiola con la foja senile di Berlusconi, se gli costa e quanto – come tutta l’antipolitica, anche il re del genere vi era destinato ed è finito nel ridicolo. Mentre elimina tutte le valvole previdenziali al mercato del lavoro (prepensionamenti, anzianità, vecchiaia) e pretende l’immutabilità dell’occupazione, cioè il fallimento o la fuga delle aziende. S’immagina di fare la lotta all’evasione fiscale scovando ogni anno mille o diecimila insolventi, che poi vinceranno l’accertamento, e non l’economia in nero che la consuma. Impone il precariato anche nei servizi protetti, non esposti alla concorrenza internazionale, l’energia, le comunicazioni, la Rai, le banche. E si sta mangiando anche le ruote di scorta: non ci fu estate migliore di questa in tutto il millennio per ristoratori, albergatori e benzinai.

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