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venerdì 16 settembre 2011

L’aeroporto di Milano pagato da Pantalone

Il 13 giugno 1988, alla vigilia della liberalizzazione del trasporto aereo, l’allora ammin istratore delegato di Alitalia Umberto Nordio lanciava l’allarme Malpensa in questi termini:
“Milano oggi è un dramma: la grande area industriale italiana, il maggior bacino di utenza per merci e per passeggeri, non ha un aeroporto internazionale di livello e non si vede quando ce l’avrà. “Fiumicino non è una soluzione. Il viaggiatore di Verona o di Bergamo preferirà spostarsi su Zurigo o Parigi, che per lui distano tanto quanto Roma, ma consentono un’ora di volo in meno verso il Nord Europa e gli Usa. Senza contare che il disservizio di Milano si riflette negativamente su tutta la nostra attività, con ritardi e disguidi.
“Un disastro. All’inizio probabilmente per errori di calcolo, sia sulla crescita del trasporto aereo sia sullo sviluppo di Linate, che invece oggi è in piena città, sia sulle tecnologie. Oggi le strumentazioni di Linate e i vincoli antirumore ne riducono il potenziale di tre quarti. A questo punto, deciso di fare la grande Malpensa, s’è aggiunto il problema dei soldi. La responsabilità in parte è dello Stato, che non ha capito che Milano era un problema per tutta l’Italia e ha dato al progetto Malpensa una dotazione iniziale insufficiente, poco più di 400 miliardi. Ma bisogna anche dire che Milano, a differenza di quanto noi abbiamo fatto a Fiumicino, ritiene che tutto debba essere a carico di Pantalone. Noi Fiumicino l’abbiamo rilanciato con investimenti d’impresa, perché è un business, che rende. Milano non s’è data una struttura e un’immagine d’impresa”.

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