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giovedì 28 novembre 2013

Secondi pensieri - 157

zeulig

Amore – Wittgenstein lo assimila alla fede religiosa, atto “soggettivo non di verità”. Forse il mistero di Wittgenstein è questo: una concezione positivista della verità.
Il papa oggi gli può così obiettare, “Lumen Fidei”: “Se l’amore non ha rapporto con la verità, è soggetto al mutare dei sentimenti e non supera la prova del tempo”. È anche facile, infatti il papa aggiunge: “Senza verità l’amore non può offrire un vincolo solido, non riesce a portare l’«io» al di là del suo isolamento, né a liberarlo dall’istante fugace per edificare la vita e portare frutto”.
Amor ipse notitia est” è di san Gregorio Magno: l’amore come conoscenza e forma di conoscenza.

Fede – Si chiude l’Anno della fede indetto dal papa Benedetto XVI, dopo che il suo successore papa Francesco ha avallato, rielaborandola, la sua enciclica in materia, “Lumen Fidei”, la fede come lume, luce. L’anno si chiude senza però nessuna manifestazione illuminante, in nessuna direzione, né delle altri fedi né dei senza fede. A parte le sviolinate dei due papi ai due più noti, nonché professi, atei di Roma, Scalfari e Odifreddi. E poi c’è sempre la rinuncia dello stesso papa promotore, una confessione di fede debole.
Potrebbe essere una “prova”, che la fede è la grazia: o uno ce l’ha o uno non ce l’ha, per papa che sia. La questione è come l’ha posta Esiodo ne “Le Opere e i giorni”: “Un’aurea stirpe di uomini mortali cerarono nei primissimi tempi gli immortali che hanno dimora sull’Olimpo”,

La questione è sempre al “Proslogion” di sant’Anselmo: “Credo per comprendere, non comprendo per credere”. È la voglia di conoscenza, che niente si preclude. O, in altri termini, di Fichte, “I tratti fondamentali dell’età presente”: “Nulla è come è perché Dio vuole arbitrariamente così, ma perché Dio non può manifestarsi altrimenti che così… Comprendere con chiara intelligenza l’universale, l’assoluto, l’eterno,e immutabile, in quanto guida la specie umana, è compito dei filosofi”.

Illusioni – Riproposte da Armando Torno nel suo trattatelo, “Elogio delle illusioni”, ripropongono la rilettura di Leopardi in quanto filosofo. Per una serie di considerazioni costanti per tutta la lunghezza dello “Zibaldone”, e di sicuro impianto di riflessione: le illusioni come creazioni fantastiche e insieme “arte” della conoscenza. “Zibaldone” 3237-3238: “Chiunque esamina la natura delle cose con la pura ragione, senz’aiutarsi né dell’immaginazione né del sentimento, … potrà ben quello che suona il vocabolo analizzare, cioè risolvere e disfar la natura, ma e’ non potrà mai ricomporla, voglio dire e’ non potrà mai dalle sue osservazioni e dalla sua analisi tirare una grande e generale conseguenza”. Come metodo conoscitivo. Ma anche come “fatto” metafisico: “Io considero le illusioni come cosa in certo modo reale stante ch’elle sono ingredienti essenziali del sistema della natura umana”. Avendo già prima (“Zibadone” 21) risposto al quesito che lo pseudo-Longino si pone nel “Sublime”, perché le anime grandi diventino sempre più rare, con “la barbarie che vien dopo l’eccesso d’incivilimento”: “Non c’è dubbio che i progressi della ragione e lo spegnimento delle illusioni producono la barbarie, e un popolo oltremodo illuminato mica diventa civilissimo… Le illusioni sono in natura, inerenti al sistema del mondo, tolte via affatto o quasi affatto, l’uomo è snaturato; ogni popolo snaturato è barbaro”.

Una corrente razionalista riconosce, in epoca moderna a partire da Hume, che non è tanto la ragione che genera i giudizi quanto le emozioni e le illusioni. Meglio si potrebbe dire: non è il ragionamento a guidare la ragione ma, di più, le illusioni. Compreso il ragionamento: la ragione, come la verità, si vuole complessa e in progress. Mai conclusa, definitiva, riposta.

Io – I papi Francesco e Benedetto XVI, coautori dell’enciclica “Lumen Fidei”, lo mettono tra virgolette. A significare che è un finto io. Il vero io sarebbe l’uomo, non l’individuo in rapporto (opposizione) agli altri. Per una voglia di tornare all’ecclesìa, alla comunità dei fedeli, della chiesa primitiva. Che è una politica. Ma più per il perdurante sospetto nei riguardi della psicanalisi. Pur essendo la chiesa e i suoi religiosi versatissimi in psicologia e pedagogia. Ma recuperano da Maritain e il personalismo la relazionalità: l’individuo isolato non ha coscienza né conoscenza, né esistenza – “La persona vive sempre in relazione… Anche la conoscenza, la stessa coscienza di sé, è di tipo relazionale”, e “il linguaggio stesso”.

Suicidio - Tolstòj, che poi morì di 82 pienissimi anni, fu affascinato dal suicidio, dice, al punto da dover ricorrere a “molteplici astuzie” per evitarlo: niente corde in casa, e niente caccia. Napoleone si lasciò vivere all’Elba da “giudice di provincia” per scarso coraggio, secondo Potocki, “il coraggio necessario della fine volontaria”. Stefano Zannovich, anima dell’Europa prima della Rivoluzione, alias Castriotto d’Albania, Bellini, Babindon, Czernovicz, Sarra Tabladas, grande di Spagna, duca del Montenegro, patriarca ortodosso, pretendente d’Albania, si tagliò la vena basilica con le unghie. Non è una misura né un giudizio, è un esito.

In natura il suicidio è programmato, per apoptosi: le cellule malate vengono automaticamente uccise per evitare la proliferazione. Ma questo non vale per i tumori.
Resta da capire perché gli assassini di professione e gli ergastolani, oltre agli animali, non si uccidono. E Leopardi, che pure lo filosofò, indispettito dal “candido Leibnizio, per cui il mondo presente è il migliore di tutti i mondi possibili”, e vi incitò i giovani, per il suo senso acuto del male, lui ghiottone di gelati, belle donne e intimità. Un altro scrittore, Gian Falco, alias Giovanni Papini, consiglia una morte pulita col pensiero: “Morire a forza di pensare di dover morire”.
Chi non crede in molte cose, dunque, non si uccide.

Verità – “L’uomo ha bisogno di verità”, dice il papa con la chiesa tutta. Ma, aggiunge l’enciclica “Lumen Fidei”, la verità vuole amore: “Senza amore, la verità diventa fredda, impersonale, oppressiva per la vita concreta della persona”.
Dunque, la verità dev’essere calda e non fredda – la fredda razionalità.

zeulig@antiit.eu

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