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lunedì 25 novembre 2013

Letture - 154

letterautore
Anonimo – Sorpassato e quasi spretato. Degradato. Dalle intercettazioni, che tutto espongono, a partire dalle parti oscure. De Amicis e Sciascia ne facevano motivo di scandalo, ora sono la regola e anche la legge. Anche come topos letterario, è debole: la cronaca lo sovrasta.
Critica – Quella letteraria va a morire, ha perso funzione e stimoli. Sopravvive per l’insegnamento. Per la carriera nell’insegnamento, dottorati, ricerche, cattedre, più che per la funzione pedagogica. Che non trova, e nessuno le richiede.

Dante - Annamaria Testa ha un brand Dante nell’“Agenda letteraria Dante Alighieri 2014”. Di sicuro richiamo pubblicitario, assicura. Da oltre un secolo ormai, per la “coerenza di segno” dell’immagine, il legame diretto tra nome e immagine, che quindi beneficia subito dell’autorità del poeta – legame più difficile, spiega, per Leonardo (tanti hanno la barba) o Shakespeare (il cui unico “ritratto” lo confonde con Cervantes o qualsiasi altro gentiluomo del Seicento. Il più antico, ormai di 120 anni, è l’Olio Dante, dei Costa di Genova: cominciando a esportarlo in Sud America nel 1898 come Olio Costa, la famiglia genovese se lo vide scambiato per olio portoghese, e allora optò per la sicuro richiamo italiano di Dante. Il brand copre peraltro, assicura Annamaria Testa, anche prodotti non italiani.

Illusioni – Avviene che Armando Torno pubblichi un “Elogio delle illusioni” nel mentre che si rilegge un “Friedrich Nietzsche, Intorno a Leopardi”, che raccoglie i riferimenti di Nietzsche a Leopardi poeta e filosofo intorno al tema delle “illusioni” (non c’è naturalmente un “Intorno a Leopardi” di Nietzsche, ma Cesare Galimberti ha trovato abbastanza materia sul tema, e ha saputo  organizzarla con questo titolo). “Il più solido piacere di questa vita è il piacer vano delle illusioni”, è una costante del grande pessimista.

Montale – “An Eusebio” è un inno d’amore di Karoline von Günderode, gentile, bellissima poetessa, morta suicida a 25 anni per essere stata abbandonata dall’amante Friedrich Creuzer, che le preferì la moglie. Eusebio è pseudonimo per Creuzer.

Razzismo – Si celebra di J.F.Kennedy l’apertura sui diritti civili, cioè sull’eguaglianza dei neri. Ma nel 1966, tre anni dopo il suo assassinio, la società editrice Vogue di New York licenziava la Edmonde Charles-Roux, la scrittrice, direttrice del “Vogue” europeo (francese). perché aveva messo in copertina una modella nera.

Recensione – Si potrebbe dire una “censura regale”: di libri normalmente non letti, per i quali si spende l’autorità del critico. In Italia. Si vede immediatamente leggendo le cronache letterarie in Svizzera, in Germania, in Inghilterra, in Francia, negli Usa. Dove c’è l’abitudine alla lettura, e anche , s’indovina, il piacere di leggere, e le recensioni parlano del libro, all’ingrosso e al dettaglio. Si capisce che lasci il campo alla presentazione, l’anticipazione, l’aneddoto, la curiosità.
Il giornale perde la sua funzione in un mercato vasto, di idee oltre che commerciale. L’abbandono della recensione è un aspetto della perdita di autorevolezza che il giornale si sforza oggi di acquisire, livellando il gusto, la natura e la qualità dell’informazione, l’elaborazione critica.

Ripetizione – Si rilegga il teatro dell’assurdo, Ionesco, Adamov: riporta in automatico a Hemingway, “Il vecchio e il mare”, e alla sua maestra, Gertrude Stein: l’effetto straniante (polimorfo) della ripetizione, della parola ripetuta.

Vittoria a Milano – Contini ha, nei suoi “Quarant’anni di amicizia” con Gadda, un “antivittorianesimo ambrosiano”. Nel senso del rifiuto costante, con fuga finale, di Gadda da un vittorianesimo ambrosiano – “L’anima di Gadda si muove tra i poli sentimentali della reazione furente a una determinata vita borghese (del suo, diciamo, antivittorianesimo ambrosiano) e della disperata elegia innanzi al volto più mortale della condizione umana”. È una costante, anche dopoguerra, di Manganelli o Arbasino, dello stesso Testori che pure non lasciò la città: un conformismo ambrosiano.

Villon in Sicilia – Vanno molto, dopo il “Gattopardo”, e “Oublier Palerme” di Edmonde Charles-Roux (e più al tardo film che Rosi ne trasse nel 1990, con la sceneggiatura di Gore Vidal e Tonino Guerra), le memorialistiche sull’isola, anche di chi non ha memorie. Tutte grate: un tempo era meglio. Ora di Camilleri e Simonetta Agnello Hornby, ieri di Consolo e Bufalino. Perfino Sciascia vi si abbandona, per il resto lucido.
Si ricorda sempre con nostalgia, grata. Gli odori, i sapori, i colori, eccetera, anche se si sudava molto e si moriva di freddo. Un idillio sempre la vita in campagna – che pure era orrida. I dolci delle zie e le nonne non erano cariati. I gelati non si squagliavano. E sono tutte luminose le infanzie, le adolescenze, le giovinezze. Si rimemora grati perfino la “vecchia mafia”. I vecchi principi, inutili, quando non erano dementi e sempre spreconi. E i vecchi briganti, assassini eletti a arruffapopoli. Obliterando curiosamente – caratteristicamente - la pratica religiosa, le messe, i battesimi, le cresime, con gli inevitabili padrinati, che tanto contano.
Ma si rimemora con una distinta fragranza, inconscia certo ma non incongrua: metri, cadenze, litanie, temi rinviano a Villon. Al poeta del Quattrocento francese pregiatore delle dames jadis e le neiges d’antan. Un rinvio bizzarro ma perfettamente aderente. Compresa la fama sulfurea posticcia che lo stesso si era creata.
Villoniano anche il modo di rapportarsi con la realtà dell’isola, il suo modo di essere: l’autogratificazione memoriale dell’infanzia e l’adolescenza va sempre, in ogni occasione, al passo  con l’abominazione dell’isola. Tutti se ne sono andati via, se ne tengono lontani e la deprecano. In tutti gli aspetti: relazioni sociali, politica, amministrazione, urbanistica, imprenditoria, acqua, mare, campagna, montagna, monumenti, palazzi, e perfino i linguaggi, cittadini, regionali, isolani, e perfino la tenuta dei monumenti antichi e dei musei, che in Sicilia sono opera d’arte e di passione.. 

letterautore@antiit.eu

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