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Se la Germania è il malato d’Europa
Dopo
un quarto di secolo e più che l’“Economist” labellò la Germania “il malato
d’Europa”, l’etichetta va ancora bene. E questa volta la malattia è cronica, richiede
un piano terapeutico a lungo termine. Il piano finanziario del nuovo governo, puntato
sugli investimenti in infrastrutture e sulla spesa per la difesa è solo un
inizio.“La Grmania deve anche aprire la sua economia alle tecnologie orientate
al futuro, impegnarsi per una maggiore integrazione dei mercati in Europa, e
costruire al suo interno un forte mercato dei capitali”.
Insomma,
la crisi tedesca non è passeggera. Sono
cinque anni che l’economia ristagna: dal 2019 è cresciuta solo di uno 0,1 per cento. Cioè
ha ristagnato. Per quest’anno e il prossimo il Consiglio degli Esperti
Economici prevede un crescita minima,
dello 0,4 per cento – le autrici sono economiste del Consiglio, un organismo
autonomo di esperti, che si dà il compito di consigliare il governo federale.
La
Germania era il “malato d’Europa” nel 1999 perché aveva cinque milioni di
disoccupati (la delocalizzazione, allora all’Est Europa, fu in Germania
fulminea e larga), e la crescita minima. Oggi la crescita non c’è ma per altri
motivi: il lavoro c’è, mancano i lavoratori. E “nei prossimi dieci anni la
situazione peggiorerà, 20 milioni di lavoratori andranno in pensione e solo 12
milioni e mezzo li rimpiazzeranno. Ne
risulteranno ulteriormente aggravati i costi del lavoro: troppo alti,
con una produttività risicata. La competitività ne ha sofferto.
“I
costi del lavoro sono di fatto la causa maggiore del declino della competitività
tedesca, più ancora degli accresciuti costi dell’energia”. I costi unitari del
lavoro. “Vediamo questi fattori avversi all’opera in particolare nel settore
manifatturiero, che era il motore della
crescita dell’economia tedesca ma ora è in continuo declino, dal 2018”.
Per
questo aspetto il problema è anche italiano: la popolazione sempre più anziana
e una offerta di lavoro insufficiente e poco qualificata. E costi del lavoro
elevati – seppure insufficienti in quanto fonte di reddito: per scarsa
produttività, cioè per scarsi investimenti.
Ulrike
Malmendier-Claudia Schaffranka, Making
Germany grow again, “F&D, Finance&Development Magazine”, mensile
del Fondo monetario internazionale, free online
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