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mercoledì 11 giugno 2025

Se la Germania è il malato d’Europa

Dopo un quarto di secolo e più che l’“Economist” labellò la Germania “il malato d’Europa”, l’etichetta va ancora bene. E questa volta la malattia è cronica, richiede un piano terapeutico a lungo termine. Il piano finanziario del nuovo governo, puntato sugli investimenti in infrastrutture e sulla spesa per la difesa è solo un inizio.“La Grmania deve anche aprire la sua economia alle tecnologie orientate al futuro, impegnarsi per una maggiore integrazione dei mercati in Europa, e costruire al suo interno un forte mercato dei capitali”.
Insomma, la crisi tedesca non è passeggera. Sono  cinque anni che l’economia ristagna: dal 2019  è cresciuta solo di uno 0,1 per cento. Cioè ha ristagnato. Per quest’anno e il prossimo il Consiglio degli Esperti Economici prevede  un crescita minima, dello 0,4 per cento – le autrici sono economiste del Consiglio, un organismo autonomo di esperti, che si dà il compito di consigliare il governo federale.
La Germania era il “malato d’Europa” nel 1999 perché aveva cinque milioni di disoccupati (la delocalizzazione, allora all’Est Europa, fu in Germania fulminea e larga), e la crescita minima. Oggi la crescita non c’è ma per altri motivi: il lavoro c’è, mancano i lavoratori. E “nei prossimi dieci anni la situazione peggiorerà, 20 milioni di lavoratori andranno in pensione e solo 12 milioni e mezzo li rimpiazzeranno. Ne  risulteranno ulteriormente aggravati i costi del lavoro: troppo alti, con una produttività risicata. La competitività ne ha sofferto.
“I costi del lavoro sono di fatto la causa maggiore del declino della competitività tedesca, più ancora degli accresciuti costi dell’energia”. I costi unitari del lavoro. “Vediamo questi fattori avversi all’opera in particolare nel settore manifatturiero,  che era il motore della crescita dell’economia tedesca ma ora è in continuo declino, dal 2018”.
Per questo aspetto il problema è anche italiano: la popolazione sempre più anziana e una offerta di lavoro insufficiente e poco qualificata. E costi del lavoro elevati – seppure insufficienti in quanto fonte di reddito: per scarsa produttività, cioè per scarsi investimenti.
Ulrike Malmendier-Claudia Schaffranka, Making Germany grow again, “F&D, Finance&Development Magazine”, mensile del Fondo monetario internazionale, free online

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