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lunedì 9 giugno 2025

Quando i referendari fecero vincere Berlusconi

Quando Veltroni voleva chiudere Berlusconi - la tv “commerciale”, che schifo - gli elettori non disertarono il referendum, e dissero no, in massa.
Unanime, quasi commovente, nelle celebrazioni di rito dei referendum di trent’anni fa, l’11 giugno 1995, quelli contro la tv commerciale, promossi da Walter Veltroni, “non si interrompe un’emozione”, la mancata menzione dello stesso Veltroni. Neanche nella requisitoria anti-promotori di Alberto Mingardi, il direttore dell’Istituto Bruno Leoni, ideologo del liberalismo, “Meglio poter scegliere” – che la Mondadori dei Berlusconi si pregia di poter celebrare. È vero che Veltroni, “non sono mai stato comunista”, è passato al liberalismo.
Anche allora le sinistre persero ma ci fu un vero voto, una mobilitazione. Contro i referendum.
I referendum erano stati presentati con ben nove milioni di firme. Proposti da Rifondazione Comunista, Verdi, Pds (ex Pci), Federazione Laburista di Valdo Spini, ex Psi, La Rete giustizialista di Leoluca Orlando, Partito dei Democratici (Psi, Patto Segni, repubblico-comunisti – Bordon, Ayala, etc.), Pri, e due partiti Popolare, uno  di Gerardo Bianco e uno di Rocco Buttiglione, e Bossi – che aveva appena buttato giù il governo Berlusconi su ordine del presidente della Repubblica Scalfaro.
Votarono 27 milioni 773 mila persone, il 57,22 degli aventi diritto, con ben 15 milioni 240 mila no - i sì fermi a 11 milioni 720 mila, pochi di più dei disciplinati firmatari.
Un’altra Italia? Ma era solo trenta anni fa, con Berlusconi già “in campo”. È che la “gente” vota con cognizione di causa, mentre i referendari vanno volentieri col paraocchi.

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