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L’esercito di Trump, i bianchi poveri
“Da
tempo sono preoccupata e al contempo affascinata dall’ascesa della destra negli
Stati Uniti”. Entra a gamba tesa Arlie Russell Hochschild, sociologa di
riferimento per gli studi sulle emozioni nella vita sociale e politica, icona
della sinistra politica in America, su “Una città”, il mensile molto
progressista di Forlì (di interviste e foto, ora al suo trentesimo anno di vita).
Per gusto della verità, o perché a 85 anni
uno può dire ciò che pensa. E ciò che pensa, in questa dettagliata e
argomentata intervista, la accomuna al vice
di Trump, J.D.Vance, che prima di entrare in politica è stato una dozzina
d’anni fa autore bestseller di una “Elegia americana”, in realtà “Hillbilly Elegy”, elegia dei cafoni, che sono
i bianchi del Kentucky, con i quali è cresciuto. Nello stesso tempo, nello
stesso Stato, con gli stessi “bianchi a pallini neri”, Hochschild scopriva la
stessa America, abbandonata, impecuniosa, specialista di aiuti governativi,
beona, drogata, attaccabrighe.
“Nel
2016”, esordisce Hochschild, “ ho scritto un libro incentrato su una regione
degli Stati Uniti profondamente di destra, il Sud, la Louisiana, dove il Tea
Party, un precursore del movimento Maga, era molto forte. Lì ho imparato che le
cose che Donald Trump offriva alle persone facevano risuonare in loro qualcosa…
“. Poi, dice, per approfondire, “ho scelto un’altra area del Paese, il Kentucky
Orientale, il Kentucky 5, che è la regione più bianca e la seconda più povera
del Paese….”.
La
regione più bianca è la più povera. Vance non è arrivato a tanto, compulsa
moltissimi studi ma questa statistica gli è sfuggita o non ha voluto considerarla.
Ha però rappresentato quello che ora Hochschild spiega, i bianchi impoveriti
del Kentucky orientale col prospiciente Ohio. Nel mondo come ora Arlie Hochschild
spiega: “Non era questo ho poi scoperto l’aspetto importante, che fosse un’area
bianca e povera, bensì che sentiva di aver perso quello che aveva. L’elemento della
perdita….”. Il risentimento nel degrado.
Da
leggere, è un’intervista lunga e breve – a volte la sociologia è istruttiva. Il
problema è che l’impoveriento dei bianchi – in realtà dei lavoratori manuali – o è bollato di razzismo, o è
ritenuto marginale. Se non, nell’ottica americana, di falliti o incapaci.
Arlie
Russell Hochschild (intervista a cura di Barbara Bertoncin), L’orgoglio e la vergogna, “Una città”,
n. 309\2025, aprile, free online
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