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A Pechino un revival, sovietico
Al tirare delle somme a Tianjin nn si è creato un fronte politico, tanto
meno economico. Il vertice Sco - che non ha un vertice e nemmeno un programma,
è solo una riunione informale, quando la Cina ha bisogno di diffondere qualche
immagine di visitatori illustri – era solo di facciata. Un prologo mediatico alla
vera scena, la parata militare a Pechino vecchia Urss, presieduta da tre leader vecchia
Urss, Xi, Putin e Kim. Con la scusa degli ottant’anni della vittoria contro l’invasore
Giappone - senza menzionare Hiroshima, né le “tempeste di fuoco” del generale incendiario Curtis Le May, tutto made in America.
La scena, godibile a volontà in rete, è una comica dei tempi di Stalin e
Mao. Che erano nemici ma facevano finta di no. Molta storia è passata da allora,
e le differenze, anche ostilità reciproche, si sono accentuate. E così, Russia,
Cina e Nord Corea non hanno più nulla in comune. Ma la nostalgia sì.
Senza il duplice abbraccio e il bacio in bocca, e con vestiti di sartoria, ma i tre leader si
esibiscono come si faceva col cerimoniale sovietico. Con le stesse latenze anche, visibili
seppure non dette – riserve, timori.
L’unica novità è che il presidente Xi ha i piedi piatti. Che lasci circolare
le immagini in cui cammina a papero – e l’occhio vi si affissa, è calamitato dai
piedi. Qualcosa è cambiato, non controlla proprio tutto?
E il dubbio viene: vecchia Urss non sarà anche il sorpasso economico?
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