sabato 6 settembre 2025
L’Italia non ha più voglia di lavorare
Chi può si cerca un lavoro all’estero, dove guadagna il doppio, e anche il triplo. Chi non può vivacchia. L’Italia, improvvisamente virtuosa sui conti pubblici (non era difficile, dopo dopo l’economia grillina, roba da manicomio), continua a essere quello che è ormai da tre decenni, un paese in fase di deindustrializzazione. Apparentemente no, è sempre il secondo paese manufatturiero dietro la Germania. Nei fatti è in declino: la produzione industriale è in calo da tre anni, gli investimenti, già deboli, sono in contrazione, la produttività è quindi sempre più debole, ormai d a trent’anni, gli investimenti stranieri che ne erano il fulcro evitano ora l’Italia, per la bassa produttività, la troppa sindacalizzazione, e la burocrazia (spaventosamente) inetta – quando non è cattiva, i giudici insindacabili.
L’industria langue perché l’economia ristagna, si dice. La Ue, gestita da Merkel, la signora “troppo poco tropo tardi”, non si è ripresa dopo la crisi bancaria, e l’Italia ne paga le conseguenze. No, la crisi bancaria è di 18 anni fa. E nella Ue c’è chi va male, la Germania, a cui l’Italia si è legata troppo, e c’è chi va bene.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento