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sabato 6 settembre 2025

L’Italia non ha più voglia di lavorare

Chi può si cerca un lavoro all’estero, dove guadagna il doppio, e anche il triplo. Chi non può vivacchia. L’Italia, improvvisamente virtuosa sui conti pubblici (non era difficile, dopo dopo l’economia grillina, roba da manicomio), continua a essere quello che è ormai da tre decenni, un paese in fase di deindustrializzazione. Apparentemente no, è sempre il secondo paese manufatturiero dietro la Germania. Nei fatti è in declino: la produzione industriale è in calo da tre anni, gli investimenti, già deboli, sono in contrazione, la produttività è quindi sempre più debole,  ormai d a trent’anni, gli investimenti stranieri che ne erano il fulcro evitano ora l’Italia, per la bassa produttività, la troppa sindacalizzazione, e la burocrazia (spaventosamente) inetta – quando non è cattiva, i giudici insindacabili.
Nessuno sembra preoccuparsi – nemmeno la Confindustria. Ma non si riesce a trovare un acquirente, nemmeno gratis, per la siderurgia. Stellantis ha dimezzato in due anni l’attività Fiat, e si appresta a uscire dall'I
talia, dove produceva due milioni e mezzo di vetture e ora solo 250 mila (il marchio resiste all’estero, in Serbia, Polonia, ora anche in Marocco e nella riottosa Algeria, negli Usa e in Sud America).

L’industria langue perché l’economia ristagna, si dice. La Ue, gestita da Merkel, la signora “troppo poco tropo tardi”, non si è ripresa dopo la crisi bancaria, e l’Italia ne paga le conseguenze. No, la crisi bancaria è di 18 anni fa. E nella Ue c’è chi va male, la Germania, a cui l’Italia si è legata troppo, e c’è chi va bene.
Oggi si fa l’esempio della Spagna. La Spagna un avviamento commerciale e un apparato produttivo meno ampio e meno aggiornato di quello italiano, in tanti comparti, ma nell’ultimo decennio, 2015-2024, ha attratto quasi il doppio dell’Italia di investimenti diretti esteri, 304 miliardi contro 191.
C’è chi ha voglia di lavorare e chi no. E sempre più si diverte anzi a dividersi le spoglie, il meccanismo del successo grillino - che ancora domina le campagne elettorali regionali, in Toscana, in Calabria e anche nelle Marche.

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