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Giallo d’estate, esile
Un
giallo esile, per una serie di incontri gay, maschili, innocenti – limitati all’adorazione
dell’eterno “ragazzo bruno col ciuffo” (c’è anche un “grazioso ragazzo biondo
di Amburgo”, sempre col ciuffo – qui siamo
a Zurigo), e si fanno anche feste per “due tizi nuovi, tizi giovani”. Con una cagnolina
Lulu che innamora tutti, quasi come i ragazzi biondi col ciuffo.
Sempre
quell’“universo claustrofobico e irrazionale nel quale si entra, ogni volta,
con un senso di pericolo personale”, che Graham Greene trovava nei racconti di
Patricia Highsmith. Ma molto lieve – più che di altro di attesa irritata. Il titolo
originale peraltro non mentiva: “Small g. A Summer Idyll”, dove la piccola “g.”
sta per gay, ed è piccola per indicare un bar o ritrovo dove “è possibile”
incontrar e gay, non esclusivo cioè.
Sopravvalutato,
forse per essere l’ultimo racconto dell’autrice (morirà qualche mese dopo, per
un tumore pregresso), scrittrice peraltro molto seriosa, che non giocava sul
pettegolezzo e lo scandalo, racconta le giornate piene di vuoto di un grafico
pubblicitario di mezza età, un quaranticinquenne con la pancetta, per giunta
deturpata da una cicatrice all’addome cucita male, che s’indurisce e si gonfia invece
di appiattirsi e sparire, a cui hanno ucciso per droga e per soldi l’amico,
naturalmente giovane bruno ciuffo, e della sua cagnetta Lulu. E dei personaggi
che contornano le sue giornate, la segretaria, i ragazzi nuovi, e la droga, che
non si vorrebbe ma s’impone – siano anni 1980.
Curiosa,
senza un motivo preciso, l’eco risuona a ogni pagina di Pasolini, forse per essere
stato il primo che ha sdoganato l’attrazione gay nella narrativa mainstream – o sono le trepidazioni gay
non romanzabili, solo sesso?
Patricia Highsmith, Idilli d’estate, Bompiani, pp. 301 € 6
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