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Paura e cattiva coscienza dell'Europa
È bastato un vertice Sco, non il primo,
la consultazione periodica di politica mondiale immaginata e organizzata dalla
Cina, e sembra che il mondo sia andato in tilt. Nella stampa italiana
perlomeno, e anche in quella europea – non in quella americana.
La Shangai Cooperation Organization è
stata creata, come foro di discussione, non ha un’agenda e non decide nulla, quasi
un quarto di secolo fa: il 14 giugno 2001 vide riuniti a Shangai i capintesta
della Cina con mezza ex Unione Sovietica: Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan
e Uzbekistan. Si è poi allargata, e ristretta, sempre informalmente, e quest’anno
ha avuto la partecipazione, benché critica (molto), di India e Corea del Nord. Ma
viene presentata (non si presenta da sé) come il mondo non occidentale che
prende il controllo del mondo.
Questo non vuol essere e non è – non può,
i motivi sono tanti che è inutile elencarli.
Ma si vuole che sia. In Europa, in Italia. Al netto dell’avversione contro
Trump, che avrebbe distrutto l’unità dell’Occidente (ma ancora paga la “difesa
dell’Occidente”, non l’ha smobilitata), perché tanta paura? Come si fa a
pensare la Russia un soldato della Cina? Per quale guerra? Non economica. Non
politica. Non militare, figurarsi.
Questa paura è un altro segnale (se ne lanciano anche per i Brics, quando con Russia e Cina si siede a parlare anche il Brasile - con l'Arabia Saudita....) della
cattiva coscienza dell’Europa. Che dovrebbe cominciare a ragionare – a essere –
in proprio, e non sa e non vuole. L’asse renano? I “volenterosi”? E il
federalismo?
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