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mercoledì 3 settembre 2025

Non si arresta la deriva tedesca – Merz a scuola da Meloni

Merz non fa il “volenteroso” e fa come Meloni, si collega. Mentre annacqua il piano di riarmo anti-russo. E fa proprie la cautele sull’immigrazione, sul diritto d’asilo. Al punto da sfilarsi su tre fronti ormai, compresa Ursula von der Leyen, che è la Germania a Brucelles – niente di meno, e cosa non da poco – ma è stata eletta a sinistra.
Il balzo di Alternative für Deutschland, il partito di destra nato su posizioni liberali e oggi estremista, al primo posto nei sondaggi è un campanello d’allarme non si saprebbe dire quanto nefasto per la Cdu-Csu: i Popolari, la Dc tedesca, la loro funzione politica primaria nell’ormai lungo dopoguerra è stata sempre quella di arginare e disinnescare le pulsioni estremiste – dopo Hitler, la Germania non si fida di se stessa.
Su tutti i dossier sensibili, immigrati, Ucraina, Trump, la posizione del governo Merz è stata fin dall’inizio allineata su quella prudente di Meloni. In Germania, in  Europa, con la Russia e con Ttrump. Nom si dice, per ovvi motivi, ma è così. Se non Merz, il capo dei Popolari europei, il tedesco Manfred Weber, è in contatto costante con Meloni, di cui apprezza tute le politiche (bilancio, immigrazione, Trump, Putin).
La cosa è evidente, e anche notata. In Germania ma non in Italia. Si dice perché Meloni è di destra. No, perché non si capisce. Non si capisce l’urgenza, estrema, che ha la Germania di recuperare sull’estrema destra montante. Un partito che è rapidamente diventato il primo partito, è un Salvini al quadrato – e molto più conseguente: su Russia, immigrazione, Bruxelles.
Merz si è reso conto rapidamente dei limiti della Germania, politici - e ancora, da un paio d’anni,  anche economici. Il governo Merz è nato col compito di fare da argine non solo, ma di riassorbire  la deriva verso Afd. Che non si valuta abbastanza, ma è enorme, e mostruosa.

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