skip to main |
skip to sidebar
Non si arresta la deriva tedesca – Merz a scuola da Meloni
Merz non fa il “volenteroso” e fa come
Meloni, si collega. Mentre annacqua il piano di riarmo anti-russo. E fa proprie
la cautele sull’immigrazione, sul diritto d’asilo. Al punto da sfilarsi su tre
fronti ormai, compresa Ursula von der Leyen, che è la Germania a Brucelles –
niente di meno, e cosa non da poco – ma è stata eletta a sinistra.
Il balzo di
Alternative für Deutschland, il partito di destra nato su posizioni liberali e
oggi estremista, al primo posto nei sondaggi è un campanello d’allarme non si
saprebbe dire quanto nefasto per la Cdu-Csu: i Popolari, la Dc tedesca, la loro
funzione politica primaria nell’ormai lungo dopoguerra è stata sempre quella di
arginare e disinnescare le pulsioni estremiste – dopo Hitler, la Germania non si fida di se stessa.
Su tutti i dossier
sensibili, immigrati, Ucraina, Trump, la posizione del governo Merz è
stata fin dall’inizio allineata su quella prudente di Meloni. In Germania,
in Europa, con la Russia e con Ttrump.
Nom si dice, per ovvi motivi, ma è così. Se non Merz, il capo dei Popolari europei,
il tedesco Manfred Weber, è in contatto costante con Meloni, di cui apprezza
tute le politiche (bilancio, immigrazione, Trump, Putin).
La cosa è evidente,
e anche notata. In Germania ma non in Italia. Si dice perché Meloni è di destra.
No, perché non si capisce. Non si capisce l’urgenza, estrema, che ha la Germania
di recuperare sull’estrema destra montante. Un partito che è rapidamente
diventato il primo partito, è un Salvini al quadrato – e molto più conseguente:
su Russia, immigrazione, Bruxelles.
Merz si è reso conto rapidamente dei limiti
della Germania, politici - e ancora, da un paio d’anni, anche economici. Il governo Merz è nato col
compito di fare da argine non solo, ma di riassorbire la deriva verso Afd. Che non si valuta abbastanza,
ma è enorme, e mostruosa.
Nessun commento:
Posta un commento