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martedì 19 febbraio 2008

Non c'era bisogno di Di Pietro, oppure sì?

Di Pietro attacca Mediaset, Fiorello invita a non votare, se prima i politici non levano la spazzatura dalle strade, e la politica scompare dai notiziari Rai, e un po' anche nelle prime pagine di “Repubblica”, “Corriere”, “Stampa”. Ci sono nervi scoperti, e tra questi purtroppo anche la grande stampa, così povera di argomenti, così conformista. Ma il problema – a questo punto anche per i giornali – è sempre quello: perché Di Pietro? perché Di Pietro e nessun altro?
Fiorello s’è sbagliato: per buttare via il certificato elettorale bisogna che ci sia la raccolta differenziata, altrimenti si incrementa la spazzatura per strada. Ma Veltroni sa come si fa politica, per questo aveva deciso di andare da solo. Per questo tanto più inquieta la decisione di riprendersi come unico alleato il partito dei tagliateste. Non i socialisti, che non fanno male a nessuno e sono qualche milione. Non gli altri cattolici, per non adombrare le margherite. E nemmeno i radicali, che, se abbaiano anch’essi molto, però non mordono. Per perdere le elezioni certamente no. E allora, perché? Di Pietro ha chiesto l’apparentamento e Uolter ha accettato, questo è tutto.
Uolter non ha problemi di personalità, che nel suo ultimo libro dichiara Dio “malato”. Ma Di Pietro, si sa, è più di Dio: è uno che quando strizza le palle fa male. Non sarà per questo che gli ex Pci, da D'Alema a Veltroni votano Antonio?

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