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domenica 22 giugno 2008

La giustizia napolitana

C’è la parlata napolitana, c’è la romanza, c’è la spazzatura, e c’è la giustizia. Quello che questo sito tenta da tempo di mettere in chiaro Nicola Mancino l’ha affermato solennemente, forzando il Consiglio superiore della magistratura a condannare una legge che non c’è. Con una decisione che non c'è. Tutte cose che a Napoli si possono fare, solo a Napoli. Dopo un’analisi che non è stata fatta, perché il Consiglio sabato riposa. Ma Mancino voleva occupare le prime pagine dei giornali, e anche questo a Napoli si può fare - impunemente ma non solo a Napoli, bisogna riconoscere.
Mancino non è di Napoli e non è giudice, ma è di lì vicino, e napoletanamente ha sancito l’irresponsabilità totale dei giudici. Il presidente della Repubblica, napolitanamente?, tace, che è il capo del Consiglio superiore della magistratura e quindi di Mancino.
Qualche giorno fa l’innominabile Moggi aveva accusato un napoletano colonnello dei carabinieri di avere complottato per distruggerlo, con giudici napoletani. L'ha accusato a Roma, è vero, e non a Napoli. Ma in tribunale. Il colonnello forse non ha sentito? Ruggiero Palombo, napoletano patrono della “Gazzetta dello sport”, sempre bene informato, dal colonnello?, l’ha però ben sentito. Anche se la spocchia estende a far finta che lui è un gentiluomo e Moggi un rubamazzo.

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