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venerdì 16 gennaio 2009

I regali Alitalia alla banda padana

C’è tutta la razza padana, di cui a questo punto Berlusconi è parte a pieno titolo, nella conclusione della vicenda Alitalia. Una grande azienda, centrale nel campo dei servizi, smantellata a favore della solita congrega di affaristi, e con una buona dose di furfanteria. Senza risolvere nessuno dei problemi della stessa azienda, giusto per vendere a caro prezzo, a favore degli amici, fra quattro anni la munifica rotta Milano-Roma. Dopo aver svenduto i migliori asset Alitalia agli amici, a tutto beneficio degli acquirenti, senza nessun rientro per i conti aziendali. E anzi gravando lo Stato di tre miliardi di passività. Liquidando senza un centesimo i vecchi azionisti, Stato compreso.
Una vicenda che ha dell’incredibile se non fosse vera. E che non è circoscritta, Alitalia è solo il caso pià faosi di tanti: solo paradigmatico della miseria dell’Italia padana, lo squallore della politica, la strafottenza dell’affarismo.
Non si è risolto il problema Milano, che ha portato l’Alitalia in dieci anni al fallimento. Gli accessi a Malpensa, la diversa destinazione di Linate e Malpensa (dieci anni fa il ministro di sinistra Burlando mandava Alitalia a Malpensa, e il sindaco di destra Albertini impediva il trasferimento dei voli da Linate a Malpensa). Né i cosiddetti acquirenti hanno messo un euro per colmare l’altra debolezza di Alitalia, la capitalizzazione. Che ha reso vetusto il parco macchine, e imposto il dimezzamento della rete. Uno aspetta ogni giorno di sapere che un minimo di virtù è stato esercitato nell’operazione, ma niente. Menefreghismo totale, tra l’altro, per i piccoli azionisti Alitalia, che per un governo di destra è immorale - il comunista Bertinotti qualcosa gli avrebbe lasciato.
È il trionfo dell’affarismo più sfrontato, di una banda di profittatori che emergono come gli avvoltoi a ogni punto di crisi. La politica si nasconde dietro il fallimento della compagnia. E non trova parole nemmeno per il dimezzamento della occupazione diretta, diecimila posti in meno a Roma, di qualità, e la quasi totale cancellazione dell'indotto, dalla meccanica al catering: da Alemanno nemmeno una parola. Ma è la sinistra che di questa banda di profittatori è stata mallevatrice, a lungo e con convinzione prima di Berlusconi. Furono Bersani e D’Alema, quando i “padani” fecero il primo assalto, lasciando Telecom un colabrodo, a santificarli come razza di imprenditori. Dieci anni e tanti guasti, e ancora spadroneggiano.

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