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giovedì 15 gennaio 2009

Ombre - 12

Al processo di Napoli alla Juventus, che la magistratura (come i lettori di questo sito sanno) vorrebbe rimandare, le parti civili chiedono di produrre intercettazioni fresche tra Moggi e “Libero”, il giornale. Dunque chiunque può adesso intercettare le telefonate dei suoi nemici? O è una provocazione, per favorire una legge che abolisca le intercettazioni (basterebbe vedere chi sono le parti civili)?
Ma può essere peggio, che qualche inquirente fa intercettazioni a piacimento, non richieste dalle Procure, e le piazza a destra e a manca.

Il capo dell’Italia dei valori, custode intransigente della moralità, va dai giudici dello scandalo di Napoli. Per dare via libera, dice, alle indagini su suo figlio: “Non vogliamo che ci siano eccezioni”, dice, “per i congiunti, anche stretti”. Perché, per altri sono possibili eccezioni?
Ma forse è millantato credito.

A vedere Moggi in tv si capisce che doveva andare sotto processo, è il brutto-sporco-cattivo fatto persona. Di fronte a un Galliani, a un avvocato Rossi, di sartoria, perfetti, padroni.
Se Moggi ha poteri occulti devono essere magici. Se ha retto tanti anni contro lo sguardo da basilisco di un Galliani, un Guido Rossi (“azzardatevi….”).

Valeva la pena fare l’una di notte per ascoltare a “Porta a porta” Moggi che parla. Davanti a un parterre di tre juventini illustri, giornalisti politici, Vespa, Mughini e Caprarica, e tre massimi giornalisti sportivi, Beha, Galeazzi e Cucci. Valeva la pena per avere una conferma netta a una temuta paranoia: i giornalisti sportivi stanno affondando il calcio.
Moggi è quello che è, non sa barare. Sarà stato un buon direttore sportivo, se ha fatto vincere le squadre per le quali ha lavorato. Ma “fa” il furbo, che per un furbo è il più grosso limite. Beha, Galeazzi e Cucci, pur in forma, evitano di dire quello che meglio di tutti sanno. Che la giustizia sportiva è il vero sistema di potere, quella straordinaria di Rossi-Borrelli fu poi dichiaratamente di parte. L’argomento è emerso più volte ma loro sempre lo hanno evitato.

L’Unione atei di Genova fa pubblicità sugli autobus urbani per dire che Dio non esiste. Non convegni o pubblicazioni, ma un investimento. Lo spiega un signore dell’Unione ai Caterpillar di Radio Due: i soldi spesi, alcune diecine di migliaia di euro, servono a incrementare le adesioni alla nostra associazione. Dunque, atei che fanno proselitismo. L’ateismo come religione, non laico: l’Unione di Genova punta iscrivere dieci milioni di atei solo in Italia.

Migliaia di articoli su Alitalia, in genere molto critici con questo o con quello, ma non uno su Malpensa, che ha portato l’Alitalia al fallimento, che stiamo pagando. All’incapacità della Regione Lombardia e del Comune di Milano di infrastrutturare lo scalo – partire da Malpensa è moltiplicare il viaggio per due. Alla scandalo delle autonomie come le intende la Lega di Milano, anzi di Varese: le continue liti tra Milano e Varese, e all’interno delle due province di ogni amministrazione locale contro gli affidatari degli appalti e dei servizi. Al centro dell’Europa. Per costruire l’hub europeo dell’Italia.

Il “Corriere della sera” ha uno specialista, Gian Antonio Stella, in storie del Sud. Oniriche, selvagge, sempre di sprechi e corruzione. Sprechi ci sono analoghi nel lago di Como, per dire, dove un porto turistico sprofonda. Nessuna notizia. O un garage di due piani, sempre sul lago, si accartoccia perché il pilastro che lo reggeva era friabile. Nessuna notizia. Né c’è un articolo del valente scrittore su Malpensa, scandalo europeo. A Curno, cioè a Bergamo, la nuova scuola media, costata sei milioni, non è agibile: i corridoi e le uscite non sono in regola con le norme di sicurezza. Ma Stella latita.

Lo stesso effetto scenografico dell’11 settembre, la stessa cura dei tempi, dell’immagine: piazza Duomo a Milano occupata dai sederi islamici resterà negli annali
Indelebile. Fin quando il Duomo non dovesse diventare moschea - Santa Sofia lo è diventata.
La sfida dell’islam all’Occidente, o alla cristianità, fa solo ridere, abbiamo missili per ammazzarli tutti. Loro possono solo tagliare le gole, e far saltare i bambini coi kamikaze. Il terrorismo e un’arma senza senso, non politico né militare, ma questo islam non ha senso. È però vero che tante chiese sono state nel tempo trasformate in moschee, mentre non ci sono moschee trasformate in chiese. Questo per dire della tolleranza.

Non c’è ombra di Tejero in Spagna. Meglio: non ci può essere in Spagna che un Tejero, un testimone poco vispo del passato. Ma vedendo la ministra delle Forze Armate irridere le stesse, con la pancia e senza la pancia, non si sa che pensarne. O se non è il cado d’invidiarla, d’invidiare la Spagna: il capo di stato maggiore che la ministra irride è vestito in costume del Settecento, con le gale, i colori pastello, e lo spadino.

Il professore ex senatore Pasquino, persona stimabile, uno dei pochi ex Pci non faziosi, dice al “Corriere della sera”: i politici lascino lavorare “in pace” i magistrati, e permettano che la giustizia faccia il suo corso. Ma Pasquino è di professione un politologo, uno scienziato della politica. E uno che dice “in pace”, serena, la “giustizia” italiana, che politologo è?
Una cosa giusta però Pasquino, seppure stolidamente, la dice. Qualcuno accusa i giudici di complotto? “Tiri fuori allora le intercettazioni telefoniche dei magistrati che lo organizzavano, altrimenti stia zitto”. Giusto, perché non ci sono intercettazioni sul vaniloquio e il turpiloquio dei magistrati, che non avrebbe pari nel gossip?

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