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domenica 5 luglio 2009

Secondi pensieri (27)

zeulig

Amore - “Gli amori infelici reggono il mondo” è una battuta di Corrado Alvaro. Ma l’idea della intelaiatura tiene: cos’altro regge il mondo? L’amore come desiderio di amore – la curiosità (la scoperta), il coraggio.

Deserto - Ha esaurito il tempo, è lo spazio senza tempo. Senza trasformazione o mutamento, benché non privo di vita: se ne può arguire una forma di vita senza tempo? Talvolta senza ricordi, che comunque ha abraso, qualsiasi traccia di costruzione o altre storie.
Alimenta la religione, coi profeti e i santi, ma non ne ha colpa: è rasserenante, malgrado la mancanza di punti di riferimento. Alla fine della giornata, nella quale non c’è nulla da fare, non c’è senso di colpa.

Filosofia – È astrazione. Astrazione dal mutamento, altrimenti è la follia. Il filosofo che ha superato – in buona fede – il pensiero anteriore, sarà presto superato da una nuova critica e avrà vissuto un solo momento di certezza – errata – in un mare d’inquietudine.
Non c’è altro approccio. Non c’è alternativa all’approccio risolutore – classicista. Anche in mezzo alle avanguardie. Se non nel deragliamento e nella fanfaronaggine. Ma la filosofia è storia della filosofia, una tela da ritessere.

Matrimonio – La comunicazione (comprensione, mutuum adiutorium) è nei fatti, la convivenza, i figli, la casa, anche soltanto dormire insieme. Non funziona come amore romantico – a meno di non fare a meno di uno degli ingredienti del romanticismo, l’immaturità.

Morte - È l’unica certezza dell’uomo, quindi una verità.
Ma non è la fine – è una fine. Quindi non c’è fine, altra certezza. C’è stato un inizio?

Psicanalisi – Gli autori che vi hanno fatto ricorso nel Novecento, Svevo, Fellini, Bernardo Bertolucci, Nanni Moretti, lo stesso Berto che l’ha raccontata, Moravia e gli altri innumerevoli clienti del dottor Bernhard, dominano meglio il mondo, compresa l’analisi. Con più strumenti e maggiore solidità – certezza d’autore. Non, evidentemente, grazie all’analisi in quanto terapia.
È liberatoria in quanto apre nuove tracce all’immaginazione. O meglio la snida e la nobilita, più che altro nella sessualità. Ma questo effetto è già al passato: le nuove frontiere sono presto retroguardia.

Roma – È senza passione, si sa. È il lato oscuro di questa città di luce.
Si può vivere senza passioni, senza nervi? Evidentemente sì, poiché Roma è la maggiore città in Italia, e l’unica che cresce. Ma forse per questo siamo tanto nervosi.

Sentimenti – Sono sempre buoni. Non ci sono in principio cattivi sentimenti – un giorno non ci saranno nemmeno per Hitler. Il male è ontologico, e soverchia l’uomo?

Sesso - È l’unico tabù che resiste, non dicibile. L’amplesso è l’unica cosa che non si può vedere al cinema, se non per simulazioni. E non da ora, in questa epoca di probizionismo etico. Anche nel 1968 pornografico era non solo l’atto ma anche l’immaginazione (S. Sontag, “L’immaginazione pornografica”). Ballard tenta in “La mostra delle atrocità” di accomunarvi nell’interdetto la guerra, gli incidenti stradali, gli attentati, le connesse fantasie, ma queste restano rappresentabili (dicibili), anche in tv, cioè per la strada.

Sogno - È il ricordo di un sogno, di una sessione di sogni. Niente di più della sua fisiologia: un ricordo abbastanza lucido ma non troppo, nella fase del risveglio, quando la mente costruisce scenari nei quali leggere le memorie che insorgono scollegate, non governate, nella notte corticale.

È allusione. Non ci sono sogni riparatori o consolatori, per questo loro linguaggio aperto, fortemente connotativo ma incerto – di persone e eventi identificati e scanditi ma senza volto, senza occhi, senza suono, senza tempo, ripetitivi, ripetuti.

Solidarietà - È fisiologica per alcune specie. Nell’uomo è istituzionale. In senso generale, come apparato di usi e di norme giuridiche, e nella pratica (in società, nel paese, in famiglia).
Nell’uomo non è fisiologico nemmeno nella maternità, che si ritiene il rapporto più diretto: la madre non “riconosce” il bambino se non per apparati di riti e di norme, e può rifiutarlo.

Max Weber – Sarebbe inorridito a essere considerato esegeta dei primati. In quanto storico e sociologo ha indagato i rapporti tra il capitalismo e alcune sette protestanti. Come Sombart aveva studiato i rapporti tra capitalismo e ebraismo in esilio. È un indirizzo di studi, quello della ricerca dello spirito (Geist) dei fenomeni, che andava a fine Ottocento. Schmoller, senza generalizzare, trovava per converso identiche forme di economia in contesti culturali (Geist) diversi. Non c’è naturalmente un Grande Sociologo Tedesco che abbia studiato con eguale clamore lo spirito del cattolicesimo, per esempio nella forma lombarda e poi borromeiana, - ci sono i Luzzatto, i Fanfani, e un impacciato Le Goff. Ma i Grandi Sociologi, siano essi Tedeschi, evitano di stabilire nessi di causalità esclusiva e tanto meno primati spirituali – tanto più per essere essi stessi, al fondo, anticapitalisti.
Tre volte errata, e ingiuriosa, l’opinione corrente in Italia: 1) non c’è un’etica del capitalismo, ma una serie di fenomeni, di modi, per far fruttare il denaro: l’etica è solo quella del codice civile, solo in Italia vi si ambisce per un deteriore snobismo; 2) il capitalismo “etico” non è esclusivo dello “spirito protestante”, e neanche caratteristico; 3) M.Weber non è studioso da piccola (massonica) polemica anti-gesuitica.

Wittgenstein – Ha un linguaggio di semplicità estrema, perfino rozzo: tutto calcolo e sistema. Bizzarramente sistematico. Non per essere coerente ma per cercare soluzioni universali, in termini di procedure, regole, grammatiche. Con l’uso casuale delle parole, talvolta indistinte (mente = spirito = anima…)
Quanto incide il personaggio avventuroso sugli esiti della sua ricerca? Quanto contribuisce, anche l’estrema povertà filosofica del Novecento, col suo grasso Heidegger e l’inutile Sartre?

Demolisce lo psicologismo, riportato a Locke, per cui significato e concetto sono immagini, rappresentazioni mentali? Beh, quanto cambia se sono rappresentazioni verbali? Se la filosofia è la narrazione delle cose siamo ancora più sprofondati nello psicologismo.

zeulig@antiit.eu

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