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sabato 5 giugno 2010

È Napolitano l’opposizione di sua maestà

Un cosa finalmente Berlusconi sembra aver capito. Dopo i tanti errori nelle poche leggi che i suoi ministri riescono a mettere in piedi. Che la sua vera opposizione è Napolitano. Non i vari farfalloni che si vogliono imperatori della sinistra, esausti e felici quando hanno fatto le loro battutine nei talk-show della Rai e su Sky. E che Napolitano è un uomo di governo, e ha alto il senso dello Stato. Col quale quindi nei limiti del possibile, e sempre più spesso dell’impossibile, può proficuamente collaborare. Proficuamente per l’immagine, se non per la sostanza, del suo governo.
Sono ormai innumerevoli i casi in cui il presidente della Repubblica ha salvato il governo. Senza alcuna macchia politica, di accondiscendenza o peggio. Talvolta suggerendo egli stesso accorgimenti e soluzioni. Oltre agli errori di fatto, Napolitano ha anche un ruolo dirimente nello stemperamento della vis punitiva da cui i ministri di Berlusconi non riescono a emendare neppure il più insignificante dei loro provvedimenti – “Auctoritas per vim” sembra essere il motto di questi incolti, immaturi, piccoli Cesare.
Inutile fare l’elenco delle castronerie del governo, non c’è giorno senza una nuova. Il decreto Tremonti, per esempio, annunciato non dopo il varo, come è elementare di ogni decreto con risvolti fiscali, ma discusso a lungo prima del varo, in modo che chi doveva scappare è già scappato. O la legge sulle intercettazioni, in cui un onesto oppositore quale l’ex senatore democratico Barbera non riesce a rendersi conto come mai il governo si faccia un autogol ogni due giorni.
È questo il prezzo da pagare alla politica caligolesca del tutti i cavalli sono senatori, ma possibile che non ci sia un biglietto d’ingresso per i berlusconiani? Anche la democrazia ha dei limiti. Quella manageriale poi, di cui Berlusconi è il vanto, è anzi estremamente selettiva. Dobbiamo quindi pensare che l’incapacità è una strategia del capo del governo. Ma anche per questo aspetto l’azione di Napolitano è encomiabile: è la rivincita della politica, della vecchia politica, vecchissima, pensando da dove viene il presidente della Repubblica, al confronto di questi nuovissimi ambrosiani, così petulanti ma vuoti carrieristi.
Napolitano del resto era il leader naturale dell'ex Pci nel 1994: dopo l'equilibrata performance di presidente della Cemera tra il golpista Scalfaro (due Parlamenti sciolti in due anni) e i giudici mariuoli, si sarebbe preso tutti gli otto o dieci milioni di voti dei senza partito, i socialisti, i repubblicani, i liberali, che invece hanno dovuto astenersi o votare Berlusconi. Il 1994 poteva essere un 1948 rovesciato. Invece i gattini ciechi berlingueriani riuscirono a confermare la batosta del '48, e ancora occupano tutti gli spazi - per il diletto, è vero, dei giornali di Lor Signori: ce ne propongono anche la misura e il colore delle scarpe.

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