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martedì 1 giugno 2010

Ombre – 51

Nel Nuovo Diritto che si codifica a Firenze, città di tutti gli abusi, nuova capitale della questione morale, avendo defenestrato i napoletani di Milano, c’è un giudice che delle intercettazioni mette a conoscenza della difesa solo prende quelle ritenute buone dalla Procura. È come un giudice che del testimone ascoltasse solo l’interrogatorio dell’accusa.
Ma i cronisti giudiziari sanno anche delle intercettazioni sono buone quelle ritenute tali dai carabinieri – finanzieri, poliziotti. Questo, certo, il giudice di Firenze non è tenuto a saperlo, i giudici sono galantuomini.

Si sa tutto della manovra: interventi, tempi, effetti dei tagli. “Il Sole 24 Ore” lo spiega domenica, preciso, didascalico, anche semplice. Su “Repubblica”, “Corriere della sera”, “Stampa”, invece, non si capisce niente. A parte il litigio di tutti contro tutti, e cioè di tutti contro Berlusconi. I giornali che fanno l’opinione non sono informati? Impossibile. Sono per Bersani? Improbabile. Sono per la speculazione? I servi sciocchi ci sono sempre.

Toscano e fanfaniano senza peli sulla lingua, e ormai novantenne, Ettore Bernabei si consente, e Aldo Cazzullo gli consente, di dire tutto sul “Corriere della sera”. C’è il solito veleno fanfaniano, che vede l’agguato massonico (protestante, ebraico) ovunque, contro l’Italia del papa. Ma c’è anche il coraggio di dire quello che tutti sanno e nessuno dice, che Fazio fu cacciato dalla Banca d’Italia dagli affaristi, quelli dei merger & acquisitions, e dei titoli spazzatura – che poi ne presero il posto. E che la Dc fu modellata sulla Fuci dal cardinale Montini. Con la schiena diritta che avevano allora i democristiani, oggi verminosi.

Un Procuratore Nazionale Antimafia che denunzia un golpe della mafia, così, per sommi capi, per sentito dire, confidandosi con alcuni giornalisti, era ancora da vedere. Antimafia? Mafia? Lo stesso che, quando era capo della Procura palermitana aveva liquidato le chiacchiere sul golpe.
L’ex presidente Ciampi dà ragione al Procuratore del golpe. Ero presidente del consiglio, dice, e ne ebbi sentore. E allora anche Scalfaro, che era il presidente della Repubblica, si ricorda. E che fecero? Non se lo ricordano? Manca Mancino per completare lo schieramento, il capo del Csm, ma lui i mafiosi pentiti accusano come golpista.

La rubrica “Fuori verbale” di Fiorenza Sarzanini questa settimana su “Io Donna”, femminile del “Corriere della sera” diretto da Diamante D’Alessio, merita la lettura:
http://www.leiweb.it/iodonna/ascolto/10_a_sarzanini-gloria-piermarini-moglie-bertolaso.shtml
Cronaca? Giudiziaria? In originale, con la fotina, invoglia molto a votare Bertolaso, sua moglie, i suoi figli, il suo cane. Ma lo squallore, certo, resta imbattibile.

Il giudice di Milano trova l’indagine Telecom tanto indecente che chiede alla Procura di fare altre indagini. Scopriremo presto che questo giudice è un corrotto?
La Procura è del parere che lo spionaggio di Pirelli e Telecom non c’è stato. Che un certo Tavaroli se ne sia abusato, ma neanche lui sia propriamente colpevole, poiché lo si ammette a un patteggiamento: sarà condannato a pagare un certa somma. Ma la Procura non lo intercetta per vedere chi gli dà i soldi.

Due casi di giustizia killer sullo stesso numero del “Corriere della sera” mercoledì 26: di Formica, dichiarato innocente dopo diciassette anni, e di Saccà, mai giudicato ma silurato dalla Rai di Prodi su intercettazioni abusive della Procura antimafia di Napoli. Due socialisti. È il compromesso storico? È il referendum sulla responsabilità civile dei giudici?

Solo il “Corriere della sera” dà notizia dell’assoluzione di Formica. “La Repubblica” neanche una riga – ma per il giornale di De Benedetti i socialisti non sono mai “esistiti”. Neanche “La Stampa” ne parla: Mario Calabresi dirà poi che lui non c’era nella stanza?

Solo “il Foglio”, a proposito di Formica, dirà il giorno dopo, in una lettera, che l’accusatore dell’ex ministro socialista, Alberto Maritati, ha poi meritato il seggio di senatore dell’ex Pci.
Si può aggiungere che Maritati è senatore dal 1999, allora subentrante e poi rieletto in tutte le votazioni. Subito dopo il subentro, è stato sottosegretario agli interni, nel secondo governo di Massimo D’Alema. Aveva effettuato lui stesso l’indagine a carico di D’Alema per il finanziamento illecito del Pci-Pds in Puglia, fino alla prescrizione. Una sola volta si candidò personalmente, a Lecce per il sindaco nel 2002, ma prese pochi voti, meno di quanti andarono ai partiti della sua coalizione.

La legge Mastella sulle intercettazioni era più restrittiva di quella Alfano. Riuscire a scatenare un putiferio con una legge meno censoria è conferma del dilettantismo dei governi Berlusconi. Quest’uomo di formazione aziendale, e con uno spiccato senso dell’immagine, non sa gestire il governo e non sa curare l’immagine.
Ma né gli editori, né i giornali, né i loro padroni banchieri elevarono contro il ddl Mastella l’un per cento delle proteste che elevano contro Berlusconi.

La Guardia di Finanza fa le azioni esemplari contro gli evasori. Come un tempo mettere dentro Sophia Loren. Ora requisisce lo yacht di Briatore per contrabbando. Non si indagano però ricchi di più lunga data che Briatore, gli Agnelli, Elkann, De Benedetti. Che risiedono in Svizzera, mentre in Italia fanno i soldi, l’opinione, e la politica.

Il libro "Guzzanti vs. De Benedetti" si vende sotto questa insegna: ""Bersani e D'Alema stanno ammazzando il Pd". E De Benedetti?

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