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domenica 30 maggio 2010

L’Italia sovietica - 2

Un addendo s’impone alla lista delle persistenze sovietiche in Italia
(http://www.antiit.com/2009/09/litalia-sovietica.html):
Le intercettazioni. Come già nei mgliori alberghi di Praga, Varsavia e Mosca, e nei ministeri: nulla è cambiato.
Le “manifestazioni” popolari (spontanee) in divisa.
I "processi" a Berlusconi.
La Cgil, il sindacato del no, mentre si lavora ormai senza contratto, o con contratti minimi, senza contributi - in attesa della rivoluzione?
La Rai, così partitocratica.
I giudici, pure - al Csm, alla Corte costituzionale.
La carcerazione preventiva.
La Corte di cassazione.
Zanchini, Fahrenheit, Dandini, Annunziata, Floris, che sembrano fatti con lo stampo, non scartano mai: sguardo introspettivamente censorio, un giudice per tutto, stessi ospiti e stessa scaletta, come se ci fosse ancora il cominform. Pieni di un’autorità interiore, quella di tutte le turpitudini. La destra li lascia fare, sono il suo reagente.
Il teatro del Comune, della circoscrizione, del sindaco.
L’orchestra stabile della Provincia. Che suona gratis, nelle sale affittate dal Vaticano, o dall’arcidiocesi.
I docufilm dell’assessore.
La cattedra alla gloriosa rivoluzione cubana.
L’informazione giudiziaria di “Repubblica”, “Corriere della sera” e “La Stampa”, fatta sempre con lo stesso stampo. La gestione dell’informazione è molto sovietica.
Le cronache politiche degli stessi giornali.
C'è uno spreco perfino di conformismo.
I proscritti. Alla Rai, bei giornali, nell’editoria: i socialisti, i repubblicani, i radicali, i cattolici non compromessi, con la storia o con Berlusconi.
Il silenzio dell’opinione – la proscrizione funziona nel silenzio, dopo i primi posti nelle graduatorie dei licenziamenti, per stati di crisi anche fittizi, e gli ultimi nelle sostituzioni estive, che interrompevano la disoccupazione.

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