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martedì 22 giugno 2010

Ombre - 53

Saramago è vissuto da ateo professo e odiava la chiesa. Alla morte, “L’Osservatore Romano” ne ha criticato l’opera. E ora Saramago è difeso, da altri atei professi, come buon cristiano contro la chiesa. È l’effetto del compromesso storico, che i laico-comunisti si ritengono migliori cristiani dei cattolici?
L’ateo José\ che il papa odiava\ difende con la fe’\ l’ateismo, e con la clava.

Nei fotoservizi celebrativi Saramago s’intrattiene con un mascherato David, sub-comandante di chissachecosa nel Chiapas. Uno dei banditelli, tollerati dal governo messicano, che trafficano col Guatemala: lavoratori del cotone e cocaina. È della bohème latinoamericana il romanticismo del bandito, Zapata, Pancho Villa, Castro. Ma per Saramago è diverso, è il comunismo poseur, una recita.

Uno non sa mai che parte prendere a Milano - le vicende milanesi sono sempre attaccaticce, da una parte e dall’altra. Ma la Procura che ribalta la questione Fassino (“abbiamo una banca”, quando Unipol ritiene di aver comprato Bnl) facendone un addebito a Berlusconi, questo è un po’ fuori dell’ordinaria criminogenia milanese.

Il simpatico italianista Benitez è stato per quasi un anno l’allenatore in pectore della Juventus. Poi non lo è diventato perché, col suo staff, costava troppo (troppo per la Juventus…), sui venti milioni. Per la stessa cifra è stato allora preso dall’Inter, il secondo o terzo club più indebitato d’Europa. La morale è dura. Me nessun giornale lo dice.

Il Tribunale del Riesame di Firenze, dopo essersi fatto ”tradurre” Massimo De Santis in ceppi, le vecchie manette a vite, fi fero grosso con catene, gli nega la scarcerazione – a lui come a Balducci. Con questa motivazioni, scrive “Il Messaggero”: «“Uno stile di vita antigiuridico” esteso anche ai familiari, in particolare le mogli, un “atteggiamento di totale chiusura alle ipotesi accusatorie”».
Questa sentenza sembra un romanesco “a li morté”, da intendersi “a te, a tua moglie, ai tuoi figli”. Ma, prendendola per buona, sarà giuridico lo stile di vita dei giudici del riesame? Per i quali è una colpa difendersi dalle accuse.
E come sono le mogli antigiuridiche degli imputati, polpose, vogliose? Sembra di vederli, i giudici del riesame, che mandano in carcere il amrito pensando alla moglie. Magari sono gli stessi che non punirono il mostro o i mostri guardoni di Firenze – venti e più assassinii efferati che la giustizia di Firenze fece di tutto per non punire.

“Le cose che dice la Fiat sullo stabilimento campano le dicevamo noi ventiquattro anni fa”: Prodi interviene su Pomigliano d’Arco, chiedendosi come mai “le teste non sono cambiate”. In una generazione è difficile. Ma forse il bisogno non è poi tanto, non quanto quello che Napoli vuol farci intendere. Anche questo è Napoli.

A lungo l’automobilismo è stato italiano. Si parlava italiano e un po’ d’inglese nei box della gare e tra i motori. Ora i polacchi sanno lavorare meglio degli italiani, dice la Fiat, sono accurati, e più rapidi – sicuramente meglio dei napoletani, si può testimoniare avendo avuto più Alfa di Pomigliano, ma ci vuole poco.

Si può pensare la posizione della Fiom-Cgil su Pomigliano contrattuale: prima di chiudere, in perdita, si spinge la posta più in alto, si negozia così. Poi uno vede Cremaschi in televisione, sicuro, disinvolto, allegro, e non sa che pensare. Vuole anche lui fare il velino, andare ai talk show?.

E il segretario della Cgil Epifani, che si dice sicuro dei sì al referendum del lavoratori di Pomigliano, dopo aver personalmente respinto l’accordo?

Gianni Letta, annota la Guardia di Finanza, “appena uscito dal Quirinale”, risponde alla chiamata di Del Turco. Se avesse risposto prima di entrare al Quirinale non sarebbe stato reato?
E perché la Finanza manda in giro queste scemenze?

Le tre “i” di Berlusconi si intendevano informatica, inglese, impresa. Ma forse erano solo idiozia. Poiché l’informatica e l’inglese, che c’erano, Berlusconi li ha tolti dalle scuole. A quando l’impresa? Non la sua, certo.

I casalesi glieli sta arrestando (quasi) tutti). E se l’attacco di Berlusconi a Saviano fosse un escamotage dell’editore per rilanciare (le vendite del)l’autore? Non c’è altra spiegazione.

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