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lunedì 25 ottobre 2010

La politica che non fu salesiana

L’arbitro Trentalange ha introdotto una nota diversa alla “Domenica Sportiva”, incoraggiando i bambini a iscriversi, e le famiglie a iscrivere i bambini, ai corsi per allievi arbitri di cui è incaricato. Irriso dai burattini della trasmissione, che l’hanno subito ingaggiato a giudicare se Krasic, il solito calciatore della Juventus, non è un simulatore, da squalificare e lapidare. Nulla di eccezionale la ricetta di Trentalange, ma quanto promettente: “Farete una sana attività sportiva, senza alcun rischi per la salute. E imparerete a giudicare, presto e bene, che è la funzione più elevata che un essere umano possa esercitare”, ha detto rivolto agli aspiranti arbitri e ai genitori. “Avrete l’occasione di conoscere l’Italia viaggiando, e avrete anche i biglietti per le manifestazioni sportive”, ha aggiunto, insomma: vedrete la partita gratis. È la ricetta salesiana, Trentalange insegna in scuole salesiane, del buono che non è necessariamente il meglio o l’ottimo, ma è funzionale. E, senza vergogna, redditizio, dà insomma soddisfazioni. Un misto di uso intelligente delle risorse a disposizione e di lassismo, potrebbero dire gli intransigenti lamalfiani dell’etica italica, o “etica protestante”, e tuttavia semplice, produttivo, democratico.
È una pedagogia che molti hanno praticato, sia pure esteriormente, all’oratorio il pomeriggio, ma di cui non si parla, tanto sembra banale. E invece è socializzante, l’unica tra quelle religiose, non volendo né ascesi né intrigo. Che esercita l’understatement, “povero ma pulito”, “poco ma buono”, figura retorica che non c’è in italiano, don Bosco l’avrà trovata in campagna. E il giusto mezzo. Che in politica fa il cretino - sarà per questo che Huysmans confidava dei salesiani all’abate Mugnier: “Sono di bassissimo livello intellettuale”. E tuttavia di socialità diretta, innestata sulla pulizia, e sull’affabilità, l’umore stabile, la sprezzatura. Doti in realtà non nocive né indifferenti in politica.
La scuola, che è autoritaria, i salesiani fanno liberale, senza nemici – non le leggi Siccardi un tempo, non il comunismo poi. Con una sorta di obbligo del gruppo: ben prima della sociologia comportamentale, don Bosco non voleva lupi solitari. Lo sport elevando così a coronamento di una quieta psicologia. Le pulsioni questa pedagogia stempera in una modesta ma libera conflittualità, anche competitiva: è giusto essere buoni calciatori, attori, cantori, studenti - anche devoti, ma con sospetto.
Poiché Berlusconi ha rivendicato, tra le altre, le ascendenze salesiane, questo blog va a proscritto al “Berlusconi 4 – l’uomo del non fare”. È un capitale che Berlusconi ha dilapidato. Perfino mentre aveva, e ha, un salesiano a capo del Vaticano, il cardinale Bertone. Non semplice e fattivo, ma litigioso al chiuso con gli avvocati, tra cause che gli fanno e cause che fa o minaccia. Non propositivo ma indispettito e antagonista. Si capisce che sia rimasto vittima di nullità come Fini, Casini gli altri suoi innumerevoli beneficati.

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