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lunedì 25 ottobre 2010

I Gran Premi della pioggia

Alonso è l’unica consolazione: pilota vero, scattante, audace, preciso. A Yeongam, in Corea del Sud e altrove. In una Formula Uno in cui tutto il resto è circo, la forma più sbracata di ludi circensi, quella dei gladiatori, un po’ veri e un po’ finti, e sempre atroci, con corse a trecento all’ora sotto piogge battenti al buio di primo pomeriggio. È un circo britannico, allettante e mortale per i concorrenti, come un tempo per i gladiatori, con in più il business ex impero: mettere in cascina le immense risorse dell’Asia, sia pure tra i monsoni, a prezzo di Gran Premi in cui vince la pioggia improvvisa e violenta. Dove la concorrenza è peraltro fittizia, come al wrestling modernamente e nelle altre gare truccate. Perché la Ferrari a Yeongam, come già a Valencia, ha fatto quello che poteva per non vincere (quel bullone avvitato a mano…). Mentre le Red Bull, che avevano vinto, hanno fatto di tutto per perdere. Dice: ma poi la Ferrari ha vinto. Ma quello è Alonso: la Ferrari sta vincendo contro se stessa. Ci voleva un po’ di predominio britannico, dopo i tre-quattro anni Renault-Benetton, e i tre-quattro anni Ferrari-Schumacher. L’incognita Alonso potrebbe anticipare di un anno il ciclo Ferrari.

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