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sabato 30 ottobre 2010

I paladini del “papello”

I giornali locali non si appassionano molto, anche “Repubblica”, che conosce i suoi giudici, è piuttosto tiepida. Ma per il “Corriere della sera” e per “La Stampa” dell’infausto La Licata, celebratore della “saga dei Ciancimino” per l’editore Feltrinelli, la questione del papello è di vitale importanza. La prima notizia di cronaca. La questione cioè se non fu “lo Stato” a far ammazzare i giudici Falcone e Borsellino. Lo Stato, cioè Mancino, Martelli, gente così. Chi dice il contrario merita una riga, chi sostiene la tesi ha paginate. La tesi, cioè, che al Sud l’ignominia non è mai abbastanza. Sostenuta, come sempre, con la fattiva partecipazione di gente del Sud, nella fattispecie le Procure di Palermo e Caltanissetta.
Roba da opera dei pupi, da “vile fellone, tirati di panza!”, i paladini parlano così, ornato, se non fosse roba da far accapponare la pelle. Ciancimino jr., che non è un pentito, da tempo avrebbe dovuto essere inquisito come mafioso, per mille e uno motivi, e invece viene portato a testimone d’accusa. Non ha nessuna credibilità, e invece gli viene attribuita la massima credibilità. Promette da due anni carte che non ha, ma è come se le avesse prodotte. Adesso i giudici hanno scovato un maresciallo che ha sequestrato delle carte in casa di Ciancimino padre, ma non saprebbe dire di che parlavano. Avevano però attaccati vari post-it gialli, e Ciancimino jr. ha detto che al papello originale era attaccato un post-it giallo. E dunque il complotto c’è stato… Ciancimino jr. è il martello dei giudici di Palermo contro alcuni loro personali obiettivi, l’avvocato Mormino e Dell’Utri i più noti. Senza scandalo.
Tutto sarebbe ridicolo, opera dei pupi,se non fosse inteso a scoraggiare la combattività delle forze dell’ordine – “Stampa” e “Corriere della sera” si limitano a inzuppare il pane. Nessuna ignominia è sconosciuta nelle Procure e nell’antimafia siciliane. Basta ricordare come Falcone soprattutto (ma anche Borsellino) fu messo nel mirino delle cosche siciliane da Leoluca Orlando e Michele Santoro in tv, più di una volta. Col fattivo supporto di sostituti procuratori “concorrenti” di Falcone, e poi di Borsellino.

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