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domenica 16 gennaio 2011

Se non è golpismo

Ilde Boccassini, il vero Procuratore Capo di Milano, è il Killer Perfetto: puntuale, preciso, pulito. Sarà persona sensibile, con se stessa, in famiglia, con gli amici, in strada, alle Poste, come tutti. Ma esercita il suo compito nell’ordine che Milano stabilisce. Non esercita la giustizia, che Milano fa inorridire, ma lo spettacolo della giustizia: la Sme (che scandalo questo, da ergastolo), Mills (indagare gli avvocati degli imputati si faceva contro il Soccorso Rosso), la moglie di Vespa, col povero giudice Misiani, e ora le minorenni. Non ci libera di Berlusconi, come probabilmente potrebbe con un atto d’accusa vero: uno che paga le ragazze settemila euro per cenare con lui e ascoltarlo cantare non ha tutte le rotelle a posto. Ma lo tiene sotto scacco. Perché quest’uomo per una serie di circostanze dovrebbe governarci e potrebbe farlo con largo margine, mentre così non può. E nessun altro può. E questo è un golpe. Anche se “la stabilità politica è un bene” è saggezza residua di Ruini, che rappresenta se stesso, ed è pure cardinale e forse non vota.
Da un lato la società delle Ruby – o anche solo di Lele Mora e Emilio Fede, bastano gli amici. Dall’altro una ragazza che viene fermata per caso, pur non essendo una folle né una ricercata, dalla Polizia, una volta a Genova con la “busta” di Milano, e una volta a Milano, qui su denuncia di una prostituta. Con brigadieri che scrivono e riscrivono, a distanza di mesi, cose che si ricordano dopo avere parlato con i Procuratori. Un ludibrio, anche se Milano ci ha abituati al peggio. Ora non c’è nemmeno da immaginare lo scenario, si sa già cosa succederà, lo schema è collaudato. Ogni giorno ci sarà una rivelazione, per molti giorni e mesi. Quattordici ragazze, o quindici, a settemila euro a sera avranno ora molte deposizioni, interviste, indiscrezioni, rivelazioni, paroline magiche da fare. Un ludibrio, di Berlusconi forse, della legge certamente: indagare qualcuno senza un indizio di reato è un crimine, così come mandargli un avviso di comparizione di quattrocento cartelle, che possano leggere tutti i parlamentari, e quindi sia possibile passare, con indicazioni di lettura, ai giornalisti. Mentre in questi mesi, non è da dubitare, Unicredit farà i suoi saldi (che altro, dopo aver fregato quattro miliardi vendendosi a 2,40 euro?), Pirelli i suoi (che altro, dopo Pirelli RE?), o i Moratti (l’unica società petrolifera che non fa guadagnare gli azionisti è la loro). E l’infinita serie di “operatori” minori: a Milano si ruba liberamente, miliardi, ogni giorno. Col record mondiale del consumo di droghe, pro capite e in assoluto, senza che mai la Procura abbia trovato un solo spacciatore, neppure extracomunitario. E gli affitti di favore, a politici e potenti, delle banche e del Pio Albergo Trivulzio, perché tutto si tiene. Mentre va avanti impunito il ricatto dell’Eni – vogliono la Consob a Milano per poterla controllare meglio. E si persegue l’ideale, il sogno, il miracolo: la caduta dell’euro, di cui l’Italia è lo scudo. Le gnocche di Berlusconi si penseranno corrottisime in proprio, ma sono solo le majorettes di questa marcia.
Milano è golpista, lo è sempre stata, con Bava Beccaris, Mussolini, le stragi di Stato, o il terrorismo impunito, e le false accuse a Berlusconi nel 1994 sul giornale locale per invalidare il voto. Nel poco spazio che le lasciano, naturalmente, Emilio Fede e la ‘ndrangheta - la corruzione a Milano si copre sempre con un capro espiatorio forestiero, Virgillito e non Felicino Riva, Sindona e non Cefis, Tanzi e non Bazoli, e se ci sono banche colpevoli nel crac Parmalat sono americane, Ligresti a più riprese, Cuccia, che però fu più “milanese” di loro, ma ora è scaduta a un certo Oppedisano. Del moralismo, che chiama giustizia, facendosi scudo per poter rubare impunemente, al resto d’Italia e agli stessi milanesi, col suo “lavorerio” (Carlo Borromeo) che è ladrocinio – i migliori scappano, a tutte le epoche, l’ultimo fu Craxi. Per non dire del gusto: il Principessa Clotilde con le modelle prima da affogare nella coca, ora le veline postribolari per le serate a comparsa della ditta la ditta Corona-Mora – che si vorrebbero anche culattoni.
Nel 1992 Milano ha scaricato Craxi, che pretendeva di governare, e ci ha imposto Bossi, Berlusconi e Di Pietro. Ora ha affinato la tecnica: fare i processi prima dei processi, per tenere la politica costantemente sotto pressione, per farne ludibrio – magari portandola a Di Pietro e al suo Grillo. Altrimenti, condannato Berlusconi, sarebbe come dopo Craxi: i giudici di Milano dovrebbero occuparsi anche un po’ dei delitti, la corruzione in primo luogo, per la faccia degli altri italiani.
P.S. Questo sito scriveva due mesi fa: “Cronache da brividi dalle inchieste contro Berlusconi. In data recente, quando il dottor Forno già si lavorava Ruby, la ragazza va da Genova a Segrate, condotta da un autista di cui si tace il nome, all’ingresso delle aziende berlusconiane ritira una busta da un personaggio anonimo, e al ritorno a Genova viene per caso fermata da una pattuglia di Ps, per essersi allontanata senza permesso dalla casa d’accoglienza in cui è confinata. La stessa pattuglia sa, sempre per caso, che la ragazza ha una busta con denaro. Ruby “Rubacuori” morirà presto? È l’unico tassello che manca a una trama scontata”.
P.S. - Una glossa si impone: un Procuratore della Repubblica non può essere un killer, evidentemente. Ma è anche evidente che il Procuratore della Repubblica è, nell’ordinamento italiano, un giudice. Il cui compito sarebbe di accertare la verità, ma col potere di assolvere o condannare, insindacabile. Un killer se, come purtropo è la prassi a Milano, si vuole legibus solutus. Per non dire di chi imbastisce tranelli, trascura l’evidenza, diffonde la calunnia, monta i testimoni, specie quelli che il diritto ha sempre considerato tarati, e usa l’impunità per sferrare colpi proibiti. È pure vero che il giudice Boccassini lavora de vent’anni esclusivamente a eliminare Berlusconi – senza riuscirci, ma questo è un altro fatto (è solo incapacità?).

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