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venerdì 21 gennaio 2011

L’infanticidio di Anaïs, giusto per la fama

Colossale tessitura (cesto…) di simulazioni, di un interesse alla persona che è puramente estetico, se non da bas-bleu, e quindi mai drammatico, se non epidermicamente, per la mostra (letteratura). Il dr. Ranke, il padre, Allenby, Henry (Miller), June, Eduardo, Hugo, perfino Artaud, a tutti Anaïs si concede, purché siano interessanti per la sua carriera di scrittrice, e come lo farebbe una prostituta – era (è?) anche un’epoca in cui la donna “si concedeva”. Come il calamaro, che butta fuori l’inchiostro per segnalarsi\celarsi – o viceversa. Intorbida le acque, non si scarnifica. Ma non è frigida: questa agitazione è il suo orgasmo, multiplo. Vedi l’aborto a sei mesi, che se fosse vero sarebbe un orrido infanticidio, e nella sua scrittura è una scossetta come un’altra alla pagina levigata.
Anaïs Nin, Incesto

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