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venerdì 29 aprile 2011

Tremonti non è Fini, a rischio l’euro - e Berlusconi

La cacciata di Tremonti avverrà a metà maggio, nel rimpasto dopo le amministrative, dopo averlo costretto alle dimissioni. Ma con un rischio d’implosione elevato per il governo e le fortune di Berlusconi, se la cacciata di Tremonti sarà, come si sussurra, il segnale per il nuovo decisivo attacco all’euro.
Berlusconi è passato dal riformismo alle chiacchiere, dai socialisti (ex) a Letta, Scajola e Galan, ex democristiani, e dopo quello a Fini ha scatenato l’attacco a Tremonti. Non c’è dubbio che è Berlusconi ad attaccare il suo ministro dell’Economia: sul “Giornale, col sostegno a Draghi, voluto da Letta e avversato da Tremonti, con lo stillicidio quotidiano di nuovi impegni di spesa senza alcuna consultazione previa col ministro dell’Economia, con l’isolamento totale dello stesso ministro. E non c’è dubbio come finirà. Tremonti tra l’altro è rimasto un tecnico, non ha un’organizzazione politica, di corrente o di fondazione come ora usa, dietro. Quindi sarà più facile cacciarlo. Berlusconi lo fece già nel 2004, senza alcun danno politico – anche se all’epoca fu Fini a volere Tremonti fuori. Ma questa volta c’è di mezzo l’euro.
Per questo e molti altri segni Berlusconi è entrato nella nota sindrome napoleonica, del despota che non vuole ombre. Che solitamente incornicia la fase discendente, è prodromo di fine regime. Alla vigilia dell’ennesima vittoria elettorale, a Napoli, e forse a Bologna, se non perfino a Torino, questo non sembra il caso di Berlusconi. Ma c’è più di un segnale, oltre alle solite voci, che il debito pubblico italiano torna sotto tiro: il costo delle ultime emissioni è cresciuto, il Btp torna a perdere punti sui Bund tedeschi,l'euribor a tre mesi, il tsso interbancario, è passato in settimana da 1,3 a 1,4 per cento. Draghi, che anche da presidente in pectore della Bce resta quello che è, l’uomo delle banche angloamericane, l’ha pure detto: il debito italiano è ingestibile, per arrivare all’indebitamento zero fra tre anni, come la Bce e Bruxelles hanno concordato con Tremonti, bisogna tagliare le spese di circa 40 miliardi (poiché l’Italia non ha 40 miliardi di spesa non obbligata da tagliare, dovrà tagliare la spesa obbligata? gli uscieri, gli impiegati, gli insegnanti….).
Tremonti è ritenuto in Europa una sorta di garanzia che l’Italia in qualche modo rispetterà gli impegni. Ma la sua debolezza non è sfuggita al mercato, che ha rimesso in fibrillazione il fronte euro puntando sulla debolezza del debito greco. Senza affondare: la preda, se si riuscirà a mettere sotto tiro il debito italiano, il progetto di due anni fa, sarà ben più ricca.

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