Cerca nel blog

venerdì 26 luglio 2013

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (177)

Giuseppe Leuzzi

Non c’è il Sud, in nessuna forma, nella “Storia d’Italia” di Croce.

Si può dire del Sud che si divora. Le spiagge per buttarci i rifiuti. La Magna Grecia per esercitarsi in linguaggi vuoti. I campi fertilissimi per imbarbarirsi: truffe all’Europa, allo Stato, all’Inps. La vita per disperazione, o per insipienza?.

Sudismi-sadismi
“Anche l’Unione Europea ha la sua grotta di Alì Babà. È l’autostrada Salerno-Reggio Calabria: e lì dentro, ladroni non tanto ignoti – più di 40, probabilmente – sono riusciti a imboscare la fetta più grande di fondi strutturali europei mai rubati, o dirottati, da quando esiste la Ue”. L.Off., “Corriere della sera”, 14 luglio.
Nessuna somma, né europea né italiana, è stata imboscata, rubata o dirottata sulla Salerno-Reggio. Non l’avremmo saputo? È l’unica occupazione di molte Procure.

Lo stesso giornale e lo stesso giornalista esemplificano il 22 “la(stravagante) lista degli eventi che ottengono finanziamenti da Bruxelles”. Sei eventi, per 532 mila euro, in vari anni. Bolzano ha un milione di euro per un convegno sulle mele, uno solo, ma l’articolo non ne fa cenno.

Il modello “Corriere della sera” (Stella, Rizzo, Offeddu) è stato inventato da Montanelli, sessant’anni fa, col famoso decalogo dell’albergo di Crotone per l’uso della tazza del cesso. Montanelli era scoglionato per essere stato inviato a Sud. Ma davvero dire il Sud brutto, sporco e cattivo fa lettori? Magari tra gli emigrati (dovrebbero essere la maggioranza degli italiani anche a Nord, dopo due o tre generazioni).

Milano
C’è un accordo stato-Regioni (lo Stato, allora,di Berlusconi) per l’assegnazione del pediatra di libera scelta anche ai figli di genitori senza permesso di soggiorno. Ma la Lombardia non lo recepisce, quella di Formigoni prima, ora di Maroni. La Lombardia, la regione più popolosa d’Italia. Senza scandalo per nessuno.

È chiaro che nessuno muore per mancate cure in Lombardia, nessun bambino: ci pensa la Curia. La Curia è “tutto” a Milano. Anche se non si sente. I figli degli immigrati senza permesso di soggiorno li fa curare privatamente, da Caritas e onlus. Mentre avrebbero diritto al pediatra di libera scelta. La Curia distingue molto fra carità e diritti.

Bazoli conferma che è la Curia a reggere la città. Nel 2010, in previsione della fine legislatura, il banchiere rivela di essere stato a consulto col cardinale Martini, che l’aveva consigliato di candidarsi. Poi Bazoli non si candidò e il cardinale se la prese – Bazoli non è fesso, sapeva che alle elezioni il centro-sinistra partiva battuto.

C’è la Curia anche negli affari immobiliari della città. Per esempio nelle scelte, di aree e destinazioni, per l’Expo 2015. Ma non si dice.

“Padova in testa, bene il Nord”, titola il “Corriere della sera” la graduatoria Anvur di 133 enti scientifici. Non è una graduatoria internazionale, solo italiana: il Nord si difende dal Sud, intende il giornale. Poi dice che Milano non è razzista.

Si risolve in due pagine di pubblicità, un pizzo da 100 mila euro a giornale lombardo, la piccola guerra della capitale dell’evasione fiscale a Dolce & Gabbana, gli stilisti, che probabilmente evasori non sono e per questo vengono eletti capri espiatori. Ma la mafia non è milanese.

Sotto l’Acropoli, a sinistra guardando il Partenone, ai piedi del Filopappu, c’è una san Dimitrios Lumbardiaris. Si era annessa anche Atene?

Tutto è concussione a Milano. Anche il semplice accesso fisico in banca. Ma è innocentato. Dai suoi giudici, dai suoi giornali, dalla sua morale.

Mafia
La relazione di Luciano Violante, “Mafia e politica”, è esemplare del “tutto è mafia”. Riletta, sembra un testo da governatore delle colonie, naturalmente illuminato – ma i governatori sono per natura illuminati, quelli di cui si conserva la memoria: tanto buoni e tanto bravi, ma negri – colore locale e esotismo, anche attraente ma remoto, proprio perché diverso, irregolare, fuori norma. Non di grande valore: è un’antologia da strapazzo, basata sugli informatori meno attendibili, i pentiti. Disinvolta anche, d’incredibile disinvoltura. Gli etnografi -i colonialisti - si basavano sugli informatori, tutti per un qualche motivo “venduti”.

Si nobilita tipo western, ma la violenza reale è sempre bruta - lo stesso “Gomorra” di Sorrentino riesce poco a camuffarla. È sempre brutale e vile, truffaldina, traditrice, da due contro uno. Non c’è una violenza “buona”, attraente.
A meno di non costituire un ordine. Quello in cui tutti sono violenti, solo che alcuni soccombono. Magari oggi per rifarsi domani, sempre con la violenza. Questo è il western. Che però l’America propone come un medio evo della sua storia – per la storia Usa quello che il Medio Evo fu per l’Europa. Allora si può crearne il mito, ma solo ex post, e disgiunto dalla realtà circostanziale.

Calabresata
Col titolo “Calabresata” Vittorio Imbriani, loo scrittore filologo napoletano collettore di fiabe e tradizioni popolari, innesta in nota, nella “Novellaja fiorentina” del 1871, a proposito di qualcuno che pretende di essere riconosciuto per quello che è, o meglio si vuole che sia senza nome né altra pezza d’appoggio - uno sciocco, nella “calabresata” due sciocchi –, questo aneddoto: “Così raccontano a Napoli d’uno studente calabrese che s’affacciò alla ferrata della posta, chiedendo se ci fosser lettere di suo padre. N’era giunta una con questo indirizzo: A mio figlio, vestito di nero, in Napoli. Gliela consegnarono senz’altro, stimando non senza ragione tal doppia prova d’insolità semplicità esser dimostrazione di parentela”.
Sempre i napoletani hanno opinione pessima dei calabresi. Che derubano inevitabilmente e impunemente.

leuzzi@antiit.eu

Nessun commento: