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lunedì 22 febbraio 2016

Il femminicidio come il delitto d’onore

Un uomo può uccidere la moglie, madre dei propri figli, a 35 anni, in un momento d’ira perché non trova l’orologio da polso, occultarne il cadavere e, riconosciuto colpevole, passarla liscia. Tra l’ergastolo e la libertà il giudice ha deciso per la libertà. Ha negato i futili motivi, mandando il reato in prescrizione.
È successo a Pescara sabato. L’altro sabato a Milano un giudice ha riconosciuto a una vittima di stalking il diritto a essere informata del provvedimento di divieto al molestatore di avvicinarsi alla sua casa. La sentenza è stata celebrata meritoriamente, in quanto prima applicazione di una nuove legge che impone questa comunicazione. Ci voleva una legge per “imporre” questa comunicazione. E tre anni buoni di tempo: la vittima dello stalking aveva presentato denuncia a novembre 2012.
Malgrado la generale deprecazione del femminicidio, della violenza contro le donne, questa è sempre di ordinaria amministrazione. Niente dolo per i responsabili, né premeditazione, niente aggravanti e anzi tutte le attenuanti. Anche in caso di denuncia di minacce e maltrattamenti, reiterata quanto si voglia: non fa aggravante. Con esiti dal non luogo a procedere, a sanzioni deprecatorie (niente carcere), e carcerazioni brevi nei casi più disperati.
Come tutte le corporazioni, anche quella dei giudici è misoneista – abitudinaria. Anche le donne, ora che la professione è a maggioranza femminile, anche nei giudizi su maltrattamenti a danno della donna. La donna che a Milano aveva denunciato la persecuzione a novembre del 2012 poteva pure morire – in attesa della “legge”.  
La legge peraltro in Italia s’intende manzonianamente, come la lettera della legge. Non c’è nella costituzione, nella costituzione materiale, nel sentito comune, nelle coscienze, il rigetto e la punizione della violenza domestica o di coppia, comunque esercitata? Certo che c’è, ma non per i giudici, che volentieri si fermano alla prassi, anche contro il senso più evidente. Succede per la violenza sulle donne come per il delitto d’onore, l’attenuante che fu a lungo decisiva in caso di vendette familiari. Un residuato, cui nessuno credeva, nemmeno i patriarchi che in teoria imponevano il delitto risarcitorio, ma i giudici sì, finche la “legge”, appunto, non abolì la categoria.. 

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