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lunedì 22 febbraio 2016

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (276)

Giuseppe Leuzzi

Si candida l’isola di Lesbo al Nobel per la Pace. Bello. Nessuno ha candidato Lampedusa, che da quindici anni fa la Lesbo, con molte centinaia di migliaia di arrivi in più di sventurati. Mai pensato nemmeno a candidarla. Perché Lampedusa è in Italia, ma al Sud.

Per Lampedusa si commuove più di tutti Meryl Streep, che è persona sensibile ma soprattutto è americana. Una Meryl Streep europea non c’è – o se c’è tace, opportunamente. Nord e Sud per una volta sono uniti, nel naufragio.

Per Juventus-Napoli le Autorità hanno lasciato a casa i tifosi del Napoli. Che non hanno mai disturbato nessuno, con come gli juventini, condannati più volte per razzismo. È l’“antagonismo ancestrale tra il Nord e il Sud d’Italia”, di cui ha parlato “L’Equipe”, ma delle Autorità, non die meridionali – i meridionali tifano Nord.

Dice Jens Christian Grøndal, scrittore danese, a Donatella Di Cesare per “La Lettura”: “Vengo in Italia da quando avevo 14 anni…. Ho sempre la sensazione strana di tornare a casa…. Ho un grande rispetto per il vostro stile di vita, la cura dei dettagli. Salva l’anima”. Salva l’anima di Grøndal . Ma non della dell’intervistatrice, filosofa di professione, che obietta: gli studenti universitari devono andare via, “qui mancano i fondi per la ricerca”. Tenta un po’ di scandalismo, al modo del giornalismo gossiparo, l’intervistatrice è filosofa e professoressa alla Sapienza di Roma l’università più grande del mondo. A volte il Sud è peggio del Nord.

L’anarchia libera?
La “ barbarie” è un più di libertà, la barbarie in Calabria. Lo argomenta il signor B. nel dialogo di Diderot, “Supplemento al viaggio di Bougainville”, che è poi Diderot stesso: “Diffidate di chi vuole mettere ordine. Ordinare è sempre rendersi padrone degli altri importunandoli: e i Calabresi sono quasi i soli a cui la lusinga dei legislatori non si è ancora imposta…
A.: E questa anarchia della Calabria vi piace?
B.: Mi richiamo all’esperienza; e scommetto che la loro barbarie è meno viziosa della nostra umanità. Quante piccole scelleratezze, di cui si fa così tanto caso, compensano qui l’atrocità di alcuni grandi crimini”.

Mafie/antimafie
La richiesta della mazzetta è semplice, ed è legale, nel sistema giudiziario italiano. Si persegue su Se la vittima non denuncia la richiesta subito, allora è lui il colpevole. Ma con la denuncia deve portare le prove. Che naturalmente non ha.
Si potrebbero fare delle intercettazioni - ambientali, telefoniche, confidenziali. Ma, anche qui, per promuoverle bisogna avere le prove.
Ma anche portare le prove è rischioso. In prima battuta si rischia un’incriminazione per abuso
Più che un reato penale, la mazzetta è un’offesa che si persegue su querela di parte. Nel proprio interesse del querelante, non in quello della comunità o dello Stato. E il sistema  repressivo pubblico giustamente non è al servizio di questo o di quello.

Split personality
In “Calabria o Piccadilly”, uno dei racconti della raccolta “Il racconto dello sguardo acceso”, Franco Buffoni fa il caso di una sua allieva, che chiama Imma, che ha due lingue e due vite. Imma è figlia di calabresi a Roma, che nello stabile di cui i genitori sono portieri conosce da piccolissima una coppia di insegnanti inglesi, anzi è di casa a casa loro. Fino a frequentare le oro scuole, a partire dalle elementari. E a diventare perfettamente bilingue. Anzi no, parla bene l’inglese. Per quanto riarda l’italiano, invece, ha problemi: parla un misto di calabro-romanesco. Quello dei genitori, perché “non ha scuole” d’italiano. Rimedierà, con l’aiuto di Buffoni, e con grossi sforzi, all’università. Ma tuttora pensa in due modi, per esempio alla relazione che ha ormai da tempo con una insegnante della scuola inglese di cui lei stessa è divenuta insegnante: normalmente in inglese, ma quando si trova in Calabria in vacanza dai parenti in calabrese – a Cirò la sua “compagna” (“we are a lesbian couple”) diventa “un’amica”.
È un caso di split personality, si diceva una volta. Non propriamente, non per problemi psichici ma di adattamento. Ed è la forma mentis dell’emigrato, di necessità o di propria volontà. Specie dell’emigrato” definitivo”, che non va e viene.

Non ci sono solo i muri, le frontiere restaurate, le guardie in assetto da guerra, i respingimenti e i naufragi, c’è di peggio: l’Europa, culla della civiltà, mostra sula questione immigrazione un’insipienza che un tempo si sarebbe detta barbarica – la stessa insipienza che oggi impedisce di chiamare barbari i barbari.
Napolitano è un eroe dei tedeschi non per le conferenze dotte sull’Europa ma per la politica dei “respingimenti” adottata da ministro dell’Interno di Prodi nel 1996-97. Fu allora che si ebbe la prima ecatombe di immigrati in  mare, per lo speronamento di una carretta albanese con centinaia di imbarcati. Uno speronamento non casule, né un errore di manovra, ma cercato e attuato, su ordine di Roma, dalla Marina militare. E che dire della Danimarca, che si appropria dei beni degli immigrati per dieci anni, in conto dote per futuri sevizi, sanitari o di istruzione? E ancora non è contenta, a scuola ordina pasti obbligatori a base di carne di porco, così s’imparano.
Schizofrenia – sarebbe un’assoluzione? No, è proprio “natura”, carattere nazionale, cultura nazionale. Europea. Del Nord – ma anche (Napolitano?) del Sud?

La percezione
La Calabria non entra in nessuna delle statistiche Istat della criminalità, di omicidi, furti, scippi, estorsioni, rapine, riciclaggio, non nei primi posti. Contro la percezione comune, dei calabresi per primi. I delitti non vengono denunciati in Calabria? No. Cioè sì, vengono denunciati, eccome – fanno statistica, perlomeno quella la fanno. È la percezione indotta dalla una stampa, che è di sola cronaca nera. Questo è certo. Ma può essere la percezione un fenomeno così distinto dalla realtà? Questo è probabile, ora che meteo.it dà le temperatura atmosferiche in parallelo con quelle percepite: si registrano differenze enormi, anche di sei-sette grandi. Del tipo: fa caldo e invece uno sente freddo.

Sud\Nord
Uno degli “Hateful eight”, gli otto odiosi del film di Tarantino, a un certo punto, dopo l’ennesima polemica fra vecchi Sudisti e nuovi Nordisti dopo la guerra civile di Lincoln, fa le parti: “Questo (un tavolo) è il Nord, e questo è il Sud. Questo (un altro tavolo) è dove mangiamo tutti assieme”. Non è la soluzione ma è il modo d’essere.

Si riconsiderino Donatella Di Cesare e Jens Christian Grøndal, lo scrittore danese. La filosofa, germanista, sionista, vice-presidente della Fondazione Heidegger fino ai “Quaderni neri”, e anche dopo, aveva qualche dubbio sull’antisemitismo del suo filosofo, ma gli ha tenuto fede fino ai limiti del possibile, e anche oltre. Come i corrispondenti, e più le corrispondenti, dei giornali italiani a Berlino, per i quali la Germania ha comunque ragione. Si può parlare di fascino teutonico, pre-femminismo? o non è una deriva del principio “il Nord ha sempre ragione”?
Di Cesare, filosofa in cattedra, è stata mandata a intervistare il gentile scrittore danese, un debuttante, giusto per saggiare il grado di razzismo della di lui patria, dopo le recenti leggi anti-immigrati. Ma non deflette: lui vorrebbe scendere e lei non fa che rimetterlo sul piedistallo, su del Nord. Il Nord è come l’antisemitismo, duro a credere?

leuzzi@antiit.eu

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