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mercoledì 27 aprile 2016

I due forni di Angela Merkel

Angela Merkel si è accreditata nei primi anni 2010, i peggiori della crisi dell’Europa, come l’unico argine allo sciovinismo in Germania, al ritorno del nazionalismo angusto e esterofobo. Specie contro i mediterranei, i latini, e l’Italia. E contro gli immigrati.
Sugli immigrati può avere ragione. Ma è a favore dell’accoglienza perché l’industria tedesca ne ha bisogno – ha bisogno di manovalanza a buon mercato, lasciando quella tedesca, che è indisponibile e comunque pretenderebbe paghe alte, ai mini-job “pagati” dal governo federale. Ma nell’insieme la cancelliera venduta dal freddo non è quella della “pace armoniosa”. Non è più così da un paio d’anni. Non lo è specie con l’Italia, da quando non c’è Napolitano e c’è invece Renzi. Senza che ci sia, probabilmente, un rapporto di causa ed effetto tra i diversi interlocutori e il diverso segno politico. Ma un fatto è certo: la Germania agita l’Europa e minaccia di disintegrarla. La Germania di Merkel.
È senza precedenti, e non si saprebbe dire quanto aggressivo, l’attacco continuativo e costante della Germania alla Bce, e alla politica antideflazione della Unione Europea. Senza precedenti perché è sempre stata regola delle autorità monetarie di evitare la politica degli annunci. Specie di quelli disgregatori, del sistema monetario e del sistema bancario. Organismi delicati che esigono la discrezione. Questo è invece quello che fanno le autorità monetarie tedesche, parlare contro cercando la massima eco: il ministro del Tesoro (delle Finanze secondo l’ordinamento tedesco) e il presidente della Bundesbank. A settimane alterne Schaüble e Weidmann seminano il panico sulle piazze finanziarie. Non ci riescono, non più per fortuna, ma ogni settimana hanno da denunciare, non casualmente, e da pulpiti scelti per l’eco maggiore, questa o quella falla nella politica monetaria e bancaria della Bce e della Ue. Ci tentano, al massimo della loro capacità. Poi dicono che non hanno detto quello che hanno detto, ma la settimana dopo reiterano.
Ieri il presidente della Bundesbank è venuto a Roma, nella sede dell’ambasciata, a leggere un rapporto di trenta pagine, in cui accusa l’Italia di inadempienze verso le regole di stabilità europea, e auspica un aumento degli spread. Un avversario dichiarato dell’Italia e dell’euro non avrebbe potuto fare peggio. Se anche l’Italia fosse stata in passato inadempiente, un presidente di una banca centrale avrebbe cercato un rimedio senza grandi annunci pubblici, e anzi ufficiali. Ma non è il caso: l’ Italia non è inadempiente. Lo è stata invece la Germania, allegramente, tra il 2004 e il 2006, ma Weidmann non è un incauto, è uno che creare scandalo, non importa come, meglio dicendo bugie.
Questa politica è direttamente riconducibile a Angela Merkel. Che si può anche dire “andreottiana”, del “fare surrettizio”. Compresa la politica dei due forni: qui dell’assicurazione e dell’aggressione, invece che della destra e sinistra intercambiabili. L’egemonia tedesca ha proiettato nel suo decennio  in Europa in modo asfittico, alimentando un’opinione pubblica aggressiva e pre-nazista, senza alcuna ragione obiettiva, e nemmeno apparente. L’italiano “mette le mani in tasca al tedesco”, il “dibbattito” è a questi livelli. Schaüble è a tutti gli effetti un uomo di Merkel: è l’unico della vecchia guardia cristiano-democratica che la cancelliera non abbia rottamato, a partire dal suo mentore e patrono Helmut Kohl. Weidmann è un giovanottone senza pedigree, e senza altre credenziali che essere stato un diplomato in Economia nella segreteria di Angela Merkel.
Si deve a Merkel la nuova Germania, completamente dimentica del suo recente passato, quando fu salvata dall’Europa.

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