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sabato 16 settembre 2017

Appalti, fisco, abusi (109)

Nove mesi per chiudere un conto alla Bpm – e non è finita. Un normalissimo conto family. Con quattro giornate perse per adempimenti inutili – del tipo: giustificare il mancato rientro di un assegno trent’anni fa (ci vuole la denuncia in Commissariato, etc.). Per un aggravio totale, senza alcun servizio reso, di 250 euro. Per tenuta contabile, assicurazioni legate al conto, e rinnovo carte di credito dopo aver dispesso il conto per raccommandata R.R. come prescritto.

Non c’è difesa contro gli abusi delle banche. Non alla Banca d’Italia, che probabilmente ha affari più seri da sorvegliare. Ma nemmeno con la associazioni di consumatori – Adusbef nel caso, e Codacons. Il consumerismo si ferma quando i monopoli pagano?

Raddoppia la bolletta Tim, più che raddoppia. Viene postata ogni 28 giorni, un abuso palese: si paga per tredici mesi l’anno invece che per dodici. Raddoppiano di fatto le tariffe dell’elettricità e del gas, caricando costi del tutto anomali per il trasporto, la “disponibilità” (la disponibilità….), la materia energia, la gestione del contatore, che invece non viene mai letto, si va “a calcolo”, in favore naturalmente della utility, in bollette illeggibili. Il tutto raddoppiato con un imponderabile “oneri di sistema”. Ma le associazioni dei consumatori tacciono.

Delittuoso il silenzio delle Autorità di settore, create formalmente a protezione degli utenti-consumatori: la napoletana Agcom, di garanzia nelle comunicazioni, e la romana Autorità per l’energia elettrica, il gas e l’acqua.

L’Agcom scopre oggi, dopo tre o quattro anni che la pratica è invalsa, che il mese di fatturazione dei telefoni è di 28 giorni. E la conclusione è ovvia: evidentemente prepara con le compagnie telefoniche un rincaro delle tariffe in vigore per il “passaggio” da 28 giorni al mese di calendario. Dopo aver multato (minacciato di multare) le stesse – tutte insieme – per un milione. Cioè niente. Forse. E dopo il tira e molla di prammatica, con il solito ricorso al Tar.

Le Autorità di garanzia, create da Prodi vent’anni fa al momento della liberalizzazione dele tariffe, sono organismi burocratci costosissimi, perché si pagano stipendi elevatissimi, e non hanno mai protetto i consumatori-utenti ma il “mercato”, Cioè le aziende di settore. Un comportamento chiaramente illegale, ma mai sanzionato. Nemmeno politicamente. 

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