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domenica 10 settembre 2017

Il santo è buono se lieto e spiritoso

Estrapolato dal “Viaggio in Italia”, il  secondo soggiorno a Roma a fine 1787, e rimpolpato come saggio a parte nel successivo “Philipp Neri, der humoristische Heilige”, 1810. Goethe era anche esoterico, e un po’ “illuminato”, come il suo amico Tischbein. Delle religioni fu più vicino al cattolicesimo. Nel viaggio in Italia, dove disse “come sono contento ora di addentrarmi completamente nel cattolicesimo e di conoscerlo in tutta la sua vastità!”. Pur non apprezzando reliquie e santi. Con un’eccezione, Filippo Neri, il santo toscano dei ragazzi e dei poveri a Roma, di cui apprezzava l’umorismo.

Nel “Viaggio in Italia” lo dice “il santo della letizia”, più appropriato. Prima e dopo le tante stravaganze per cui il santo è famoso, di cui fa gustosi aneddoti, Goethe ha due magistrali contestualizzazioni - inquadramenti storici. Filippo, “sceso a Roma nell’epoca più triste, pochi anni dopo l’atroce sacco della città, si consacra tutto, a somiglianza e sull’esempio di molti nobili, all’esercizio della pietà, e il suo entusiasmo si accresce col vigore della forte giovinezza”. Sua e dei giovani cui si dedica. Il suo segreto? Nella “gran confusione in cui si trovava Roma alla seconda metà del secolo decimosesto… il modo di procedure di Filippo dovette essere di potente effetto: mediante la simpatia e la paura, la sottomissione e l’obbedienza, esso conferiva alla volontà umana interiore la gran forza di resistere a qualsiasi ostacolo esteriore, di affrontare qualunque cosa potesse accadere”.  
Johann Wofgang Goethe, Il santo spiritoso, EDB, pp. 64 € 8,50



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