Cerca nel blog

giovedì 23 novembre 2017

Quanta scienza in collegio dai gesuiti

Nel 1665, scavando il giardino antistante la chiesa per erigere un muro, i domenicani della Minerva a Roma rinvennero un obelisco piccolo. Il sovrimntendente alle antichità fu subito avvertito, ma essendo in partenza per un ritiro spirituale al santuario dela Mentorella a Tivoli, dove poi prevedeva di fermarsi per un periodo, ordindò a un suo collaboratore di rilevare i segni sulla pietra e mandarglieli. Per problem tecnici, l’obelisco non fu solevato, per cui il collaboratore del sovrintendte Kircher, Giuseppe Petrucci, poté mandargli le rilevazioni di tre dei quatro lati, promettendo il quarto lato in un momento successive. Ma si vide arrivare da Tivoli il quarto lato, con i geroglifici disegnati dal padre Kircher – il sovrintendente era un gesuita. Che poi riscontro essere uguali e nella stessa sequenza del lato ancora celato.
“Fu un avvenimento straordinario”, commenta Caterina Marrone, studiosa di semiotica, specialista dell’immaginario linguistico. Ma non era una divinazione: Kircher possedeva una doppia chiave di lettura dei geroglifici. Una, provata dai ritrovamenti e le riutulizzazioni recenti, era semplice: gli obelischi, monumenti votive e cerimoniali, recevano solitamente sui quattro lati gli stessi geroglifici, più o meno nella stessa disposizione. L’altra era l’interpretazione dei segni. Che non era quella giusta, poi elaborata di Champollion sulla stele di Rosetta, ma non inattendibile. Athanasius Kircher l’aveva desunta e ricostruita sui testi copti, di cui fu ricercatore e collezionista, come quelli che soli perpetuavano la tradizione dell’antico Egitto. Il metodo era giusto, anche se non sufficiente.
L’obelisco, poi chiamato Alessandrino, verrà eretto due anni dopo il ritrovamento nella stessa piazza antistante la chiesa della Minerva, a opera del Bernini, sul dorso di un elefantetino, posto su un masamento rettagolare. Una raffigurazione incongrua che Bernini trasse da una delle xilografie che ornavano la “Hypnerotomachia Poliphili”, racconto fantatico del domenicano Franceso Colonna.
Un’occasione per riscoprire un personaggio che fu efttivamente al centro di vari rami dele scienza nel Seicento, poi dimenticato. Marrone ne ricostuisce uno dei suoi segmenti di riecrca, l’origine delle lingue, della lingua. Mettedone in risalto le notevolissime conoscenze, anche se non sempre comprovabili: “Il maggior orientalista del momento, forse il più famoso erudito e enciclopedista dell’Europa seicentesca”. Tedesco di origine, che del Collegio Romano dei gesuiti nella piazza omonima aveva fato un grande museo e un laboratorio di ricerca.

Caterina Marrone, I geroglifici fantastici di Athanasius Kircher, Stampa Alternativa & Graffiti, remainders, pp. 166, ill. € 7,50

Nessun commento: