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giovedì 17 maggio 2018

Di Roma non sappiamo che dire

Un libro leggero, di parole e di pensieri – l’editore curiosamente lo presenta “composto di realtà e di stereotipi”. Perché di Roma non si sa che dire? Respinge, non solo i lombardi, anche i meridionali. Che poi però vi si installano, comodi. Compresi gli editori Laterza.
Lo storico Vidotto ha avuto l’idea di rifare la collettanea, con lo stesso titolo, del 1975, che riuniva le divagazioni in tema dei primari scrittori dell’epoca, tutti di fuori Roma, eccetto Moravia e Bellezza, e tutti alla fine simpatetici. Lo stesso con questa compilazione: Dove i romani sono cinque, Magrelli, Trevi, Raimo, Di Paolo, Scego, e gli immigrati quattro, Lagioia, Culicchia, Ciabatti, Pascale. Ma tutti  più o meno a loro agio – eccetto Lagioia, che a Roma ci sta bene poiché ci vive ma gioca al malumone e la dice copia di Mumbai (va’ a  sapere cos’è Mumbai per lui – “una città indiana” probabilmente, ma non sarebbe razzista?). Non c’è critica, e non c’è amore.
Il fatto – il limite della breve antologia – è che non si sa che dire di Roma. Cioè: a Roma c’è molto da dire, da ridire. Ma non da censurare – è inutile: Roma è.
I testi qui riproposti del vecchio “Contro Roma”, di Montale, Moravia, Soldati, Piovene, Parise, Siciliano, La Capria, Maraini, Bellezza, perfino Giovannino Russo, fanno una (grossa) differenza.
AA.VV., Contro Roma, Laterza, pp. 215 € 16

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