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mercoledì 16 maggio 2018

La bozza fascista

La bozza di governo messa a punto giovedì alle 9.30 e poi “superata”è punto per punto fascista. Modernamente popolare e elettorale, ma determinata, risolutiva. E centrata sul leader, che per il momento è sdoppiato.
Il governo sia controllato dai due partiti, attraverso un Politburo, un Comitato di conciliazione – nel fascismo, che non si può menzionare, era Gran Consiglio.
Manette per tutti: allungamento della prescrizione, manette agli evasori, inasprimento delle pene, più carceri e più tribunali, niente alternative al carcere.
Immigrati da respingere. Moschee da controllare.
L’Italia farà da sé. Fuori dall’euro (fuori dall’euro? e “quota 90”?). Niente sanzioni alla Russia. Missioni internazionali non di pace.

Reddito di cittadinanza a 800 euro – al Sud sono uno stipendio: tutti Lsu, i lavoratori socialmente utili diventano una professione. 
Tagliare il debito. Cominci la Bce tagliando 250 miliardi, di crediti – non poco, un quinto, poco meno, di tutto il debito. Poi patrimoniale.
Una bozza, non un diktat. E senza manganello. Anzi col consenso popolare – ma il fascismo è plebiscitario: un italiano su due vuole il governo della bozza. E niente, ancora, al confronto col Duce, la cui popolarità fu di nove su dieci e forse più. Ma è anche poco lo sforzo che Di Maio e Salvini ci hanno messo e ci mettono – sembrano sorpresi loro stessi per primi: il loro è proprio un consenso spontaneo.

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