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domenica 13 maggio 2018

La letteratura come droga

Prolissa - per un volta, benché prosciugata dalla traduzione, di Chiara Sandrin e Ugo Ugazio - opera dello scrittore che debuttò adolescente all’insegna del “meglio delinquente che borghese”. Sulle droghe come fonte di ebbrezza, non come via a un’altra conoscenza – il filone A.Huxley. Anche se il suo “caso” più famoso è la sperimentazione dell’Lsd col chimico svizzero Hofmann, della casa farmaceutica Sandoz. Di suo Jünger è interessato a rivivere aneddoti personali, casi celebri e situazioni di altri letterati, Maupassant, Baudelaire, nel corso di viaggi, visite, letture, reminiscenze. In forma di appunti, 315 frammenti, più una decina di brevi appendici, “Parerga”. Al modo di Baudelaire, tra “I paradisi artificiali” e “Il mio cuore messo a nudo”.
Il procedimento è tipicamente questo, del frammento 297. Dove un viaggio si racconta in aereo da Francoforte a Salisburgo da Ribbentrop, “che pensava a una sorta di brain-trust e fece una panoramica sui temi di politica estera”, mentre lui “vede” la guerra prossima. Con la considerazione aggiuntiva: “Anche «Sulle scogliere di marmo» apparteneva meno al campo della letteratura che a quello delle visioni”. Con un coté  “maledetto”, sia pure del genere ragazzaccio: le sbornie al liceo e l’etere, la cocaina e l’oppio della (breve) fuga da Legionario, l’hashish dopo la sconfitta della Germania, l’ennesima.
La curiosità c’è sempre stata. In “Heliopolis”, il racconto della città del futuro (mezza Napoli e mezza Algeri) scritto nel 1949, il rilegatore Antonio Peri, la cui scomparsa fa dipanare il racconto, è un “uomo totalmente sedentario…che esplora gli arcipelaghi oltre gli oceani navigabili, servendosi delle droghe come veicolo”. Qui è una forma di ringiovanimento, al passo col tempo. La raccolta Jünger preparò nel 1978, quando aveva ottant’anni (morirà di 103). Ma è opera letteraria, non di agitazione, più su memorialistico che sull’eversione.
La trattazione più affascinante è della creazione letteraria legata alle droghe come “eccesso”. Anche “Lucy in the sky”, l’acido lisergico, l’Lsd, Jünger prova come scoperta, un ricostituente dell’immaginazione. Uno dei tanti atti preparatori alla scrittura, che è sempre una scoperta: all’individuazione di una verità e al modo di raccontarla. Entrambe, scrittura e droghe, legando a “excedo”, entrambe a rischio esclusione: “Excedo, esco, mi allontano, tanto dai miei propri confini quanto dal contesto sociale. Excessus  è sconfinamento. A cui si lega la minaccia, prima o poi, della exclusio, dell’esclusione”.
Anche il trip è un vero viaggio, “una dislocazione nello spazio e nel tempo”. A prima vista azzardato – poetico: la letteratura come droga? Non è conoscenza, ricerca, impegno, critica? Ma di certo è dipendenza.  
Ernst Jünger, Avvicinamenti: droghe ed ebbrezza, Guanda, pp. 412 € 24

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