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lunedì 21 maggio 2018

Quel Proust è Debenedetti

“Un altro” nel senso di ancora uno, l’ennesimo. Ma il volumetto si segnala per l’introduzione di Eleonora Marangoni, l’autrice di “Proust. I colori del tempo”. Che finalmente fa uscire Debenedetti dall’indistinzione professorale. Con i ricordi familiari, di Water Pedullà, di Moravia e di altri. Debenedetti figura scopritore di Proust in Italia, nel 1925. È inesatto: Corrado Alvaro lo aveva preceduto, traducendolo, e Lucio d’Ambra scrivendone. Ma è sicuramente il sistematore critico della “Recherche”, su cui non cessò di riflettere e di scrivere. Fino al lungo e denso “Rileggere Proust”, del 1946, pubblicato postumo in una raccolta di saggi proustiani con questo titolo. Marangoni e Sellerio ripescano qui la “Radiorecita su «Jean Santeuil», il primo incompiuto tentativo di romanzo di Proust, di cui si è appena pubblicata una nuova traduzione. Trasmessa dal Terzo Programma Rai l’1 ottobre 1952, stampata da Macchia col titolo “Radiorecita su Marcel Proust”.  Articolata per tre voci, una donna, il pubblico e un critico.
Debenedetti stesso era perplesso, presentando la pubblicazione, sull’opportunità di stampare un radiodramma – dove “le parole volano”. Ma, curiosamente, la pièce funziona come rappresentazione della critica, del mestiere di critico, più che di Proust: come si formano i giudizi. Del “Santeuil” si parla pochissimo, giusto per dire che Proust coltivava “il” romanzo da giovane.  
Giacomo Debenedetti, Un altro Proust, Sellerio, pp. 122 € 10

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