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lunedì 17 settembre 2018

Berlusconi non esiste - 28

La politica per le aziende, per salvare le aziende, per proteggere le aziende, per favorire le aziende, è tutto il succo. Non abbiamo avuto Berlusconi per un quarto di secolo che per beneficare le sue aziende – che peraltro sono molto meglio gestite della Rai. Non manca il Cavaliere Nero, con altri epiteti. E la polemica si ripete contro chi ha sostenuto quello che tutti vedono, che l’anticomunismo è stato negli anni 1980-1990 più attivo, reattivo, dell’antifascismo, se non altro per essere contemporaneo. Certo, non c’è paragone tra il fascismo, che in Italia c’è stato, e il comunismo, che non c’è stato, ma poi Gibelli non si risparmia la polemica contro De Felice che lo disse, da comunista a ex comunista…  
La storia si vuole della “discesa in campo” di Berlusconi. In videocassetta, fatta pervenire ai tg del 26 gennaio 1994 dalle 17.30 alle 24. Nove minuti e mezzo di proclama, a beneficio di una audience che alla fine della giornata sarà calcolata in 26 milioni – ma i più non l’avranno sentito due e tre vte? Una decisione, l’entrata in politica, presa in poco ore, pochi giorni, per salvare l’impresa d famiglia, l’unico fine delle azioni di Berlusconi. Non importa che l’uomo abbia “fatto” la politica così a lungo. Anche aprendo la strada a Grillo, a Renzi e a Salvini. I suoi programmi sono confusi, gli interessi sempre personali, familiari, patrimoniali. Contro lo Stato e le sue istituzioni. Per primi l’ordinamento e l’ordine giudiziario, le leggi e i giudici. Con la tv evasione o spazzatura, e l’onnipresenza in tv per castrare l’opinione, tutta di poveri imbecilli. Per una democrazia da audience tv.
Se non che Renzi viene da lontano, molto dc vecchia maniera – è la copia esatta di Fanfani. E Salvini di oggi è perfino moderato rispetto al Bossi di Berlusconi, del 1994. Quello che ce l’aveva duro, girava in canottiera, voleva Milano legata al marco, e l’Italia in tre tronconi, e animava milizie. Che Berlusconi ha addomesticato. Mentre non si valuta bene il marketing politico. Che è lecito, e che Berlusconi non ha inventato, semmai adottato. Spendendoci peraltro poco, l’uomo è sparagnino - nulla al confronto delle spese faraoniche di una campagna presidenziale Americana, lunga un anno e mezzo, o anche solo parlamentare, per solo sei mesi. Con i sondaggi, i campioni, e la tipologia delle candidature e dei messaggi. Con l’ausilio di consulenti specializzati, sociologi, politologi.
Gibelli, storico emerito all’università di Genova del movimento operaio e della Resistenza, si diletta in  divagazioni. “26 Gennaio 1994” ha scritto per una collana “10 giorni che hanno fatto l’Italia”, e non si cimenta, benché contemporaneista, oltre i cliché. L’azienda da salvare – da chi? Il partito di plastica televisivo. La demagogia (oggi populismo) nascente, tra il picconatore Cossiga, il referendario Segni,  il “barbaro” Bossi.
Resta da spiegare uno che in tv, specie nelle sue, non “buca lo schermo” - il “contratto con gli italiani” da Vespa e la sedia di Travaglio ripulita da Santoro si ricordano perché sono performances  eccezionali nel suo presenzialismo, altrimenti bolso e dannoso. Uno che ha vinto da solo tre elezioni. Quattro con quella che ha perso nel 1996, per avere fallito proprio nella sua specialità, le candidature uninominali, avendo raccolto un milione di voti più di Prodi. Che ha addomesticato, oltre al barbaro Bossi, il fascismo degli ex Msi. Che ha portato al voto i residuati democristiani,  socialisti e laici – one man’sband, o non pluralismo? E non ha favorito i grandi interessi – i “monopoli” – come invece la coalizione avversaria: i grandi immobiliaristi, la grande distribuzione, le privatizzazioni di favore, senza impegni d’investimento, e senza controlli a valle.
Avendo a suo tempo sollevato il conflitto d’interessi di Berlusconi, sul settimanale “Il mondo”, in  quattordici diversi settori economici, bisogna anche testimoniare che in nessuno di essi si sono segnalati abusi. I processi, certo. Ma voleva al governo ministro della Giustizia proprio il giudice che lo voleva “sfasciare”, Antonio Di Pietro. L’antigiustizialismo di Berlusconi è successivo, a seguito delle migliaia di perquisizioni, indagini, accuse, email, convegni, articoli. Condannato per evasione fiscal sui diritti tv comprati all’estero, ma tutti sanno che la sovrafatturazione era normale, la sua azienda ne fece poco uso, rispetto alla Rai e a Rcs Video – “Mediobanca Editore”, tuttora in edizione, lo documentava vent’anni fa. Ma, più di tutto, Berlusconi non si spiega senza il Pci, quello che ne restava era evidentemente sempre troppo – Gibelli si rassegni, De Felice era miglior storico.
Con una curiosità. Per molti anni erano impilati in evidenza in libreria cinquanta e anche cento libri contro Berlusconi. Oggi c’è solo Gibelli, e in poche copie. Si vede che Berlsuconi non “tira” più, non vende: i compagni si saranno stancati. Forse dicendo loro delle storie vere ritornerebbero alla lettura, anche di Berlusconi, e al voto.
Antonio Gibelli, 26 gennaio 1994, Laterza, pp. 272 € 18

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