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lunedì 15 luglio 2019

Letture - 389

letterautore

Animalismo – L’Europa lo praticava senza saperlo. Richard Francis Burton afferma, in una delle note alle “Mille e una notte” che traduceva, che “anche nell’Europa medievale si credeva che la vigilia di Natale il bestiame adorasse Dio”. Portandosene testimone nel secondo Ottocento: “In Francia e in Italia ho incontrato contadini che credevano fermamente che in quella notte tutto il mondo animale parlasse e facesse predizioni per l’anno successivo”- “L’Oriente islamico”, 34.

Burns Singer – Il poeta scozzese, nato a New York come James Hyman Singer, cittadino americano di ascendenza polacco-ebraico-irlandese, si racconta così a Elias Canetti – “Il Libro contro la morte” 139-40: “Burns Singer, il giovane poeta che era da me l’altro giorno, mi dice che ha tentato di suicidarsi una prima volta a nove anni. Dopo una lite tra i genitori, suo fratello di sette anni e lui stesso hanno deciso di strangolarsi reciprocamente. Ognuno ha messo le mani attorno al collo dell’altro e hanno stretto e stretto, ma non ha funzionato. Molto più tardi, da studente, essendo arrivato a casa dopo una seduta di dissezione di seppie, aveva trovato la madre impiccata in cucina.  Aveva allora ventidue anni, si era sentito colpevole  e, di nuovo, aveva voluto morire. La madre era minuscola – “quattro piedi, otto pollici”. Il padre, uno spilungone dotato di un naso enorme, era spesso ubriaco , e la madre aveva vissuto con lui un inferno di venti anni.  Quando il padre era molto ubriaco, forzava i figli a inginocchiarsi e a pregare lo “Sh’ma Israel”: “Era la sola parola ebraica, la sola preghiera conosciuta da B.S., e gli era stata insegnata dalla sua carogna di padre.  Nato in una famiglia ortodossa, il padre di era sposato tre volte, ma nessuna delle sue mogli successive era ebrea. È per questo motivo che forzava i suoi figli a pregare quando era ubriaco”.

Casanova - “Il est fier parce qu’il est rien”: il ritratto che di Casanova fa il principe di Ligne nei “Mémoires et mélanges” ha dell’autentico. Il principe se ne professa amico, e nelle memorie fa una lunghissima sintesi della “Storia della mia vita” casanoviana, allora inedita, e a suo giudizio di ardua pubblicazione, ma con l’intento di invogliarne l’edizione.
“Casanova era uomo molto intelligente, di tempera mento e di cultura”, è l’incipit del ritratto. La seconda frase è: “Nelle sue ‘Memorie’ confessa di essere un avventuriero, figlio di padre ignoto e di una cattiva attrice veneziana”. Il padre ignoto presumendosi non il marito della madre ma il patrizio veneziano Michele Grimani. Nel ritratto che lo stesso Ligne fa di Francesco Casanova detto Cecco, il fratello minore di Giacomo, pittore, lo dice nato due anni dopo Giacomo a Londra dalla stessa madre e dal principe di Galles, nientemeno. La madre, Giovanna Maria Farussi, detta Zanetta, era attrice, sposata con l’attore Gaetano Giuseppe Giacomo. Non altrimenti famosa per dotti di bellezza o attrattiva. Per inventarsi nobili, i fratelli avevano bisogno di una madre volubile e facile, ma anche una che sapeva fare figli col meglio d’Europa.

La sintesi di Ligne ha anche il pregio di aprire la possibilità che le memoria casanoviane siano inventate, cioè romanzate, da uno che soprattutto voleva essere scrittore. Scrittore di avventure, compreso il futuro genere fantascientifico (“Icosameron”), che un secolo dopo con Verne diventerà il più popolare. Uno che si professava avventuriero per raccontare meglio, con più credibilità, le avventure che voleva raccontare. Che scriveva da ultimo in francese nella speranza  di favorire il successo - ma indeciso: l’“Icosameron”, il romanzo fantascientico, scrisse per due terzi in francese, salvo riscriverlo e completarlo in italiano. Dopo una vita di scritture, a Venezia e dappertutto in Italia, da Nord a Sud, fino a Napoli e perfino in Calabria, senza successo.  

Nella sua sintesi della “Storia” Ligne dà anche, come racconto che Casanova gli avrebbe fatto, un “estratto dei miei capitoli, tradotti dall’italiano”. Come se la “Storia della mia vita” l’avesse scritta in un primo momento in italiano. 

Femminista – “Ho scoperto Belen, ora collaboro con la Nappi”, spiega Mario Salieri, nome d’arte di un regista porno che ora s’illustra, senza smettere il porno, portando in scena un Eduardo minore, “I morti non fanno paura”: “Sono un femminista”. Un ritorno della parola all’origine. Tradotto all’epoca “femministo”, il primo “femminista” registrato dal Petit Robert francese è di Alexandre Dumas jr., quello della “Signora delle camelie”.

Musil – la sua forza è la “negazione” secondo Canetti, “Il libro contro la morte, 1969: “Sfida  pressappoco tutto quanto è del suo tempo e si attiene a questa sfida. L’energia della negazione è il fermento del suo libro. Inventa, per attaccarli con rigore e totalmente personaggi che non esistono che sul piano concettuale. Il combattimento, tutto di fino, è condotto in generale , se non semrpe, in modo assolutamente cavalleresco”. Ma “Musil non ha niente deludo Chisciotte” – “Poiché non ha avversario che prende veramente sul serio, per la buona ragione che gli è sempre superiore, anche a lungo termine, si risolve, per finire, ad assaporare la sua evidente superiorità”. Un segno di piccolezza: “poiché la figura di don Chisciotte è la più grande che abbia prodotto lo spirito europeo, Musil appare sempre macchiato, contaminato, in fin dei conti, da un sospetto di vanità, quindi di piccolezza. Il più intelligente, incontestabilmente, è comunque ancora è sempre lui”. E la ragione è che, “al contrario di Cervantes, non è stato, lui, uno schiavo prigioniero di guerra, e nella guerra non ha perduto un braccio. D’altro canto, ha avuto l’agio di misurarsi con gli spiriti apparentemente più profondi del suo tempo. Il fatto di aver potuto surclassarli è stato insieme la sua fortuna e la sua sfortuna”. Si è decretato da sé il suo trionfo, si direbbe – “la parola «genio» sorge nel suo libro come un fantasma onnipresente”. 

Pavese - La tarda lettura del diario, “Il mestiere di vivere”, nel 1960, impressionò molto Canetti, che ne parla in “Il libro contro la morte”, 133-134, e dice di esserne stato “resuscitato”:
“Tutte le cose che mi preoccupano cristallizzate in un’altra maniera. Che felicità! Che liberazione!
“La sua morte preparata: ma senza abusare di niente, senza il minimo sentimento di patrocinio per essa. Avviene come se fosse tutto naturale – ma nessuna morte è naturale. Tratta la morte in privato. Cesare Pavese ne prende conoscenza; ma essa non diventa esemplare. Nessuno vorrebbe suicidarsi perché lui l’ha fatto.
“E tuttavia, quando ho voluto morire l’altra notte, nella mia umiliazione estrema, è il suo diario che ho aperto, e lui è morto per me. È difficile crederlo: con la sua morte, io sono nato oggi un’altra volta. Questo processo misterioso si farebbe decrittare: ma io non voglio farlo. Non voglio occuparmene. Voglio passarlo sotto silenzio”.

Writers – Vengono da lontano: i monumenti greci e romani, e quelli dell’antico Egitto sono variamente scarabocchiati. Con iscrizioni anche utili agli epigrafisti, alcune di quelle di Abu Simbel e di Istanbul. Era pratica greca e romana: i monumenti dell’antico Egitto, comprese le zampe della Sfinge, hanno iscrizioni in greco e latino.

letterautore@antiit.eu


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