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mercoledì 17 luglio 2019

La mafia di Montalbano, un problema secondario


Il primo Montalbano, “La forma dell’acqua”, pubblicato nel 1994.scritto probabilmente nel 1992, o prima, era contemporaneo delle stragi di Mafia, che insanguinavano da vent’anni Palermo, e la Sicilia. Esrese nel 1993 a Firemze, Milano e Roma. In un’assurda escalation, a nessun fine. Assurdamente impunite, come se Riina, personaggio di nessuna qualità a parte la crudeltà, fosse Napoleone. Un quadro raffigurando, col contributo compiaciuto della pubblicistica, isolana e nazionale, d’invincibilità della mafia, con il Terzo Livello, il complotto politico-mafioso, l’irredimibilità della Sicilia e aree limitrofe.
Il grande merito di Camilleri-Montalbano per chi vive al Sud, e la prima ragione del suo successo, è di aver rimesso la mafia al suo posto. È l’unico scrittore ad averlo fatto percepire, come lo percepiscono le popolazioni che ne subiscono la delittuosità. Con una distinzione netta fra “noi” e “loro”, nel linguaggio, nella considerazione, nella considerazione e proiezione sociale.
Per Momtalbano come per ogni meridionale le mafie non sono un problema e non si legano alla società. Sono scarti, un mondo a parte, che si rigenera trucidandosi. Usate, questo sì, da certa politica. Anch’essa però connotata e infetta, isolata nel vivere comune.

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