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venerdì 1 maggio 2020

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (424)

Giuseppe Leuzzi

Vittorio Feltri ha periodicamente la necessità di inveire, contro i terroni, gli immigrati, gli islamici, per restare sull’onda. Accudito probabilmente da qualche extracomunitario. Da direttore dell’“Europeo” regalò il Corano. Da direttore del “Giornale” stimava molto Totò Delfino: “Mi fa vendere 400 copie”, in Calabria. Fa un po’ il clown e un po’ l’augusto del circo – i media lo privilegiano per questo.

“Diabolik già dal ’92 faceva affari (di droga) con i boss della camorra”, si legge di Fabrizio Piscitelli, noto solo come capo ultrà della Lazio, la squadra di calcio, assassinato lo scorso agosto. “Informativa finale della Finanza al Pm”, che indaga sull’assassinio: “Ricostruiti trent’anni di carriera criminale”. Il crimine una carriera? Ma non è un titolo sbagliato. Una carriera che le polizie registrano, senza intervenire. Per trent’anni, o quasi, Diabolik ha potuto trafficare la droga, ed è finito male solo perché un’altra mafia lo ha ucciso. Il discorso sulle mafie è un discorso sulle antimafie, comprese le polizie.

Il virus clemente
Molte regioni del Sud, Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Campania, Molise, vedono limitato al 10 per cento, più o meno, il numero dei contagiati di coronavirus deceduti - altrove il rapporto va sul 20 per cento. Effetto di una gestione più oculata del contagio.
Il numero dei contagi nelle stesse regioni è relativamente limitato, relativamente ai residenti. E malgrado situazioni di forte densità abitativa, in Campania soprattutto, la conurbazione Napoli-Caserta, e in Sicilia nell’area metropolitana di Palermo. Questo si può attribuire alla scarsa industrializzazione. Non ci saranno state lavorazioni intensive, portate avanti in condizioni di facile contagio, come in Lombardia, Emilia, Liguria, Piemonte, Veneto, Toscana, Marche. Ma anche di rispetto delle regole imposte dal governo. Da parte dei sindaci, e della gente.
Lerner, che in tema di governo della pandemia sul “Venerdì” se la prende con “l’Italia dei viceré”, dei presidenti di regione che fanno da sé, ne ha solo per De Luca (Campania), Musumeci (Sicilia), Emiliano (Puglia) e Santelli (Calabria). De Luca, socialista onesto e ottimo amministratore, sberleffa con Zaia, “il Doge delle Tre Venezie”. Il leghismo è una forma mentale prima che un partito. Un riflesso condizionato.
 
La vitalità indiavolata
Mario Praz ha, “Il mondo che ho visto”, 359, il “paesaggio del Nord” e quello “del Sud”: “Nel Sud il paesaggio viene a noi sotto forma di mito, si umanizza, nel Nord noi ci dilatiamo alla misura del paesaggio, diventiamo natura”. Che non (sempre) è vero – e anche il contrario si vede, al cinema e in pittura. Ma allarga, sancisce la divisione tra Nord e Sud, due entità poco geografiche – il Nord dell’Italia, pur tanto nordista, è il Sud della Germania – e più che altro metafisiche.
Praz ha anche un Baudelaire che lamenta il Mezzogiorno, inteso come Sud. Mentre invece lamenta Mezzogiorno (Midi) inteso come ora canonica del solleone. Del Sud Baudelaire, che non lo conosceva, aveva opinione come di paradiso terrestre, nei “Poemetti in prosa” trovando “nei profumi selvatici tutta la vitalità indiavolata del Mezzogiorno francese, Nîmes, Aix, Arles, Avignone, Narbonne, Tolosa, città benedette dal sole, romantiche e incantevoli”.

L’organizzazione della mafia
Nelle statistiche criminali (furti, violenze, assassinii) il Sud non figura peggio di altri posti. Ma è oberato dalle mafie, che sono sicuramente meridionali. Affaristi ce ne sono ovunque, e anche violenti, ma al Sud la criminalità si vuole “organizzata”. Con cellule, federazioni, confederazioni, comitati centrali o cupole: è l’organizzazione che fa la differenza. Per questo il malaffare è solo al Sud.
Ma c’è l’organizzazione delle mafie? C’è e non c’è – nessun mafioso si fa scrupolo di aggredire un’altra mafia, se è nei suoi interessi. E quando c’è, si cambia. Generazionalmente o anche prima, all’occorrenza. Il “modello” mafioso è piuttosto anarcoide.
C’è invece ferma, fissa, nell’apparato di contrasto, giudici e polizie. E (ma) questo spiega probabilmente l’insufficienza del contrasto: il ritardo. In attesa che l’organizzazione si configuri possono passare – passano – decenni, di immunità. E si finisce per intervenire a contrasto quando il danno è irreparabile, alla persona, all’impresa, al territorio alla società. In aree di mafia il vecchio principio che a un’azione corrisponde una reazione non si applica. Ci vogliono tavole sinottiche, alberi genealogici, diramazioni internazionali, laboriosi organigrammi, e quindi l’interdizione ritarda. Tanto più se non si manifesta il necessario attaccapanni politico. L’organizzazione mafiosa diventa: la mafia non c’è se non è organizzata. Cioè c’è, poiché se ne archiviano i misfatti, ma non si interviene.

Calabria
Ercole è stato anche in Calabria. Al passaggio tra le due chorai di Reggio e Locri, le province per così dire, separate da un fiume di nome Alece. Lo racconta Diodoro Siculo in un celebre passaggio. Celebre - Valentina Consoli spiega nel saggio “La dedica ad Eracle Reggino da Castellace di Oppido Mamertina: un’iscrizione efebica? – perché al passaggio Ercole fu molestato dalle cicale.

La scuola di Pitagora a Crotone fu distrutta dal popolo: tutti uccisi - eccetto due giovani, Archippo e Liside, fuggiti in tempo. Pitagora, assente, morirà presto a Metaponto, forse suicida. Era colpevole di avere convinto la città a resistere a Sibari, e insegnato come combatterla. Con successo. I notabili dissero che voleva farsi dittatore, e i crotoniati provvidero a eliminarlo per loro.
Ci si chiede perché la Calabria non benefici della democrazia – è l’unica regione che, nella storia repubblicana, è andata indietro, relativamente alle altre regioni ma anche in assoluto (risparmio, commercio, mafie): forse non capisce di che si tratta.

I crotoniati non avevano idea di chi Pitagora fosse e rappresentasse, nel loro angolo magnogreco e in generale. Non se ne curavano. Lo stesso oggi: non c’è stima per la qualità, intellettuale o di altro tipo, nemmeno di facciata, per la forma. Tutti sono uguali in Calabria, del genere todos Caballeros, più intelligenti, più buoni, più bravi, più nobili. Una democrazia. Non produttiva?

È un museo a cielo aperto per geologi e ogni specie di naturalista. Ha nella Sila ancora vestigia di Foresta pluviale. Ha anche una riserva residua si sequoia giganti, fino ai 30 metri

De Amicis ha, nella prosa “Garibaldino fallito”, “la tragica cima d’Aspromonte”. Che invece non ha cima, è una montagna non spigolosa. Che mostra, dice ancora De Amicis, “nitida la sua fiera nudità colorata di viola”. Nudità che non ci sono. Ma il colore viola sì.

Si scopre nelle “Meraviglie d’Italia” di Angela in tv che le uniche carte che consentono di avere un’idea del vecchio complesso di san Pietro in Vaticano prima della basilica di Michelangelo e Bramante sono dovute a un cronista di Gerace, Tiberio Alfarano. Un sacerdote che il vescovo di Gerace, Tiberio de Mutis, portò a Roma, dal 1567 “chierico beneficiario” della Basilica Vaticana.
Alfarano fece tre disegni particolareggiati della vecchia basilica, 1571, 1576 e 1582. E nel 1582 redasse la guida “De Basilicae Vaticanae antiquissima et nova structura”. Sconosciuto ai più, e anche a Gerace. Che però non è terra di terremoti – le scosse telluriche si può supporre che scuotano la memoria.

leuzzi@antiit.eu

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